mercoledì 1 agosto 2012

premi, titoli, opinioni ed altre ovvietà.

Se ci fosse un premio allo sciacallaggio il tal Stefano Menichini probabilmente lo ruberebbe:

"A parte l’obiettivo infamante – raggiunto con la più estrema delle conseguenze ai danni di Loris D’Ambrosio – l’operazione di azzoppamento del presidente della repubblica non è andata in porto. La nota di ieri ricorda a tutti che il Quirinale rimane il presidio finale delle decisioni istituzionali."

A parte il fatto che Napolitano gareggia con Cossiga per essere il peggior capo dello Stato degli ultimi 150 anni, titolo che probabilmente vincerà, è con vivo e vibrante sdegno che segnaliamo la molta fantasia del succitato Menichini che si accoda, insieme a tutte le altre pecore della nostra "informazione" nell'accusare il Fatto Quotidiano per l'infarto che ha colpito il consigliere D'Ambrosio, magari sperando così di zittirli o chissà.
Una "informazione" davvero di regime, visto che l'oggetto della contestazione di Napolitano alla Procura di Palermo è, di fatto, la lesione di una pretesa ma totalmente inventata maestà.
A forza di chiamarlo "re Giorgio", il "nonno" c'ha creduto.

Sarebbe invece il caso, per tornare a parlare dei fatti e non delle solite opinioni, di elencare le mancanze di "re Giorgio" invece di queste supposte prerogative, come per esempio la prima mancanza, che è anche l'ultima: non aver sciolto le camere ignorando i molti e diversi motivi per farlo.
Prima per la manifesta indegnità di troppi suoi componenti, indegnità evidente fin da subito, cui si è aggiunta, come automatico corollario, l'incapacità a svolgere l'altissimo compito loro affidato dalla Costituzione.
Indegnità che però non è bastata a Napolitano, cui non sono bastate e non bastano neppure le successive conferme d'indegnità giunte in forma di respinte alle varie richieste di arresto e di altre vergognose votazioni che nessun degno Presidente della Repubblica avrebbe tollerato e che nessun pubblico funzionario avrebbe potuto né dovuto permettere!

Infine non sono bastate e non bastano neppure le ampie prove di un mutato equilibrio politico nel Paese che hanno fornito tutte le recenti consultazioni elettorali.
E chissà quanto ancora dovremo scrivere, dire, ricordare e insistere su norme ovvie per tutti tranne per chi deve rispettarle..