Invece di ricominciare da zero con un altro sul colle più alto, magari una persona estranea al solito giro (non sia mai!) con cui faticosamente cercare, senza alcuna garanzia di trovarlo, un nuovo equilibrio, si è andati sull'usato sicuro, realizzando un vero monumento all'immobilismo.
Dalle chiacchiere in Transatlantico, che enrico mentana perfino alimenta e sostiene, mostrando una voglia palpabile di essere parte attiva di quell'intreccio, le Camere riunite, o meglio i noti 5-6 capibastone che la guidano, hanno infine imboccato per l'ennesima volta quei "corridoi laterali della democrazia", che li porteranno a sfogare quella voglia matta di deriva autoritaria che, pur aleggiando nei "salotti buoni" ormai da mezzo secolo, è stata bloccata ogni volta, almeno formalmente.
A votazione non ancora ultimata, parlamentari di una maggioranza prossima futura con fregola di comunicare, tornano già, come molte altre volte hanno affermato, a vestire di necessità il loro vizietto, la "tendenza" al presidenzialismo e al "superamento del bicameralismo perfetto", in modo quasi lascivo, senza alcuna vergogna.
Inizierà probabilmente con un governo amato che li accontenterà proponendo magari quelle profonde lacerazioni dell'impianto costituzionale che vanno tanto cercando, sancendo così la definitiva compromissione del suo equilibrio, e a noi verrà offerto il piatto forte di casa amato: quella dieta di lacrime e sangue che abbiamo solo iniziato a conoscere.
Questo pensavo e scrivevo il 20 aprile mentre, per la seconda volta, eleggevano napolitano.
Una volta fatto questo vecchionuovo governo, naturale conseguenza dell'improvvida rielezione, non hanno perso molto tempo in chiacchiere e minacce: circola infatti già da un po' una bozza, datata 10 giugno, per l'istituzione di un "comitato parlamentare per le riforme costituzionali" a firma letta, quagliarello e franceschini, prendendo spunto da una simile precedente bozza, datata 29 marzo 2013, a firma de poli, che voleva costituire una commissione che avesse mano libera per modificare tutta la seconda parte della Carta Costituzionale, cioè quella che riguarda l'ordinamento della Repubblica, i rapporti tra i poteri dello Stato e le garanzie costituzionali.
le due bozze |
Dunque lo stanno facendo, ovviamente è nelle loro possibilità, ovviamente la Costituzione non è perfetta, anzi è migliorabile, ovviamente ci sarebbero ben altre priorità, ma se proprio vogliono cambiarla, come farlo lo dice l'articolo 138:
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
Invece nella sua bozza il senatore de poli, di "scelta civica", propone di votare le modifiche proposte tutte insieme in un unico pacchetto, invece di votarle articolo per articolo, come sarebbe logico e naturale, e pensa anche di poter riequilibrare questa grossolana forzatura, imponendo il referendum confermativo (con quorum) necessario per la promulgazione della legge anche nel caso di una sua approvazione con la maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera.
Dunque propone di modificare la Costituzione in deroga all'art. 138, mentre appare significativo che, nella stessa bozza, egli preveda esplicitamente che per cambiare la sua creatura si dovrà invece tornare ad usare il 138!
Evidentemente tutto ciò non è sufficiente per il capo del governo che, assieme ai due ministri citati, priva la bozza de poli di un tetto massimo di spesa per il funzionamento del comitato, ne salva il resto e la "arricchisce" con quattro elementi precisi e di enorme rilevanza.
Stabilisce infatti che il comitato avrà l'esclusiva sui disegni di legge costituzionale riguardanti la seconda parte della Carta e cioè ogni altro disegno dovrà prima essere esaminato dal comitato e poi, eventualmente, armonizzato con gli altri progetti in corso.
Inoltre l'intervallo minimo tra le due deliberazioni di una stessa Camera scende da tre mesi a uno e il referendum confermativo finale andrà richiesto, non è infatti più automaticamente previsto.
Infine la novità più importante: tra le competenze esplicitamente elencate nell'art. 2 comma 1 della bozza letta, figura la revisione dei "soli" titoli I, II, III e V, verrebbe dunque risparmiato, bontà loro, il titolo IV che riguarda la Magistratura (che ad esempio ne garantisce l'indipendenza e stabilisce l'obbligatorietà dell'azione penale) PERÒ viene incredibilmente aggiunto un riferimento chiaro e netto a "i coerenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali"!
Così non solo la deroga all'art. 138 Cost. si fa ancor più evidente (al punto che la bozza è stata additata come di dubbia legittimità durante il seminario dell'AIC che si è svolto l'altroieri a Roma), ma addirittura si prova ad aggirare in questo modo vergognoso la spinosa e imbarazzante questione della riforma elettorale, provando a nasconderla in questo non richiesto, non gradito e non utile tentativo di revisione della forma di governo, magari covando la speranza di evitare o addolcire il prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale sul "porcellum"!
In ogni caso i risultati politici e sociali saranno devastanti, se non altro in termini di tempo perso e aumento della distanza tra classe politica e mondo reale.
Ultima annotazione sul fattore tempo: il «crono-programma» scelto è accorciato in modo esasperato per garantire che la durata totale del processo (contro)riformatore sia inferiore ai famosi 18 mesi, viene dunque da chiedersi se oltre alla fretta di "portare a casa il risultato" prima possibile, svolgendo così diligentemente il compitino assegnato, c'entri qualcosa la concomitanza con la presidenza italiana del consiglio ue, che avrà luogo proprio nel secondo semestre del 2014..
PS: Il tentativo del pdl di inserire anche il titolo IV, e quindi ruolo e poteri della Magistratura, in questa revisione, in un primo momento denunciato dal pd come atto di "pirateria" e fintamente stoppato perfino dallo stesso ministro delle riforme quagliarello, a seguito della solita (dal '96 sembra non sia cambiato nulla) minaccia di far saltare tutto, riceve in queste ore il placet di "Lady Inciucio", anna finocchiaro, che intravede nel progetto di revisione un "problema di coordinamento tecnico con gli articoli del titolo IV e VI" da cui, ovviamente, segue che è la Carta Costituzionale ad essere sbagliata e, anche in quelle parti, da cambiare.
Lorsignori avranno mano libera?
Lo permetteremo?