domenica 30 giugno 2013

Un incubo (quasi) riuscito

Non è nient'altro che la soluzione più semplice.
Invece di ricominciare da zero con un altro sul colle più alto, magari una persona estranea al solito giro (non sia mai!) con cui faticosamente cercare, senza alcuna garanzia di trovarlo, un nuovo equilibrio, si è andati sull'usato sicuro, realizzando un vero monumento all'immobilismo.
Dalle chiacchiere in Transatlantico, che enrico mentana perfino alimenta e sostiene, mostrando una voglia palpabile di essere parte attiva di quell'intreccio, le Camere riunite, o meglio i noti 5-6 capibastone che la guidano, hanno infine imboccato per l'ennesima volta quei "corridoi laterali della democrazia", che li porteranno a sfogare quella voglia matta di deriva autoritaria che, pur aleggiando nei "salotti buoni" ormai da mezzo secolo, è stata bloccata ogni volta, almeno formalmente.
A votazione non ancora ultimata, parlamentari di una maggioranza prossima futura con fregola di comunicare, tornano già, come molte altre volte hanno affermato, a vestire di necessità il loro vizietto, la "tendenza" al presidenzialismo e al "superamento del bicameralismo perfetto", in modo quasi lascivo, senza alcuna vergogna.
Inizierà probabilmente con un governo amato che li accontenterà proponendo magari quelle profonde lacerazioni dell'impianto costituzionale che vanno tanto cercando, sancendo così la definitiva compromissione del suo equilibrio, e a noi verrà offerto il piatto forte di casa amato: quella dieta di lacrime e sangue che abbiamo solo iniziato a conoscere.



Questo pensavo e scrivevo il 20 aprile mentre, per la seconda volta, eleggevano napolitano.
Una volta fatto questo vecchionuovo governo, naturale conseguenza dell'improvvida rielezione, non hanno perso molto tempo in chiacchiere e minacce: circola infatti già da un po' una bozza, datata 10 giugno, per l'istituzione di un "comitato parlamentare per le riforme costituzionali" a firma letta, quagliarello e franceschini, prendendo spunto da una simile precedente bozza, datata 29 marzo 2013, a firma de poli, che voleva costituire una commissione che avesse mano libera per modificare tutta la seconda parte della Carta Costituzionale, cioè quella che riguarda l'ordinamento della Repubblica, i rapporti tra i poteri dello Stato e le garanzie costituzionali.

le due bozze

Dunque lo stanno facendo, ovviamente è nelle loro possibilità, ovviamente la Costituzione non è perfetta, anzi è migliorabile, ovviamente ci sarebbero ben altre priorità, ma se proprio vogliono cambiarla, come farlo lo dice l'articolo 138:

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Invece nella sua bozza il senatore de poli, di "scelta civica", propone di votare le modifiche proposte tutte insieme in un unico pacchetto, invece di votarle articolo per articolo, come sarebbe logico e naturale, e pensa anche di poter riequilibrare questa grossolana forzatura, imponendo il referendum confermativo (con quorum) necessario per la promulgazione della legge anche nel caso di una sua approvazione con la maggioranza dei due terzi di ciascuna Camera.
Dunque propone di modificare la Costituzione in deroga all'art. 138, mentre appare significativo che, nella stessa bozza, egli preveda esplicitamente che per cambiare la sua creatura si dovrà invece tornare ad usare il 138!

Evidentemente tutto ciò non è sufficiente per il capo del governo che, assieme ai due ministri citati, priva la bozza de poli di un tetto massimo di spesa per il funzionamento del comitato, ne salva il resto e la "arricchisce" con quattro elementi precisi e di enorme rilevanza.
Stabilisce infatti che il comitato avrà l'esclusiva sui disegni di legge costituzionale riguardanti la seconda parte della Carta e cioè ogni altro disegno dovrà prima essere esaminato dal comitato e poi, eventualmente, armonizzato con gli altri progetti in corso.
Inoltre l'intervallo minimo tra le due deliberazioni di una stessa Camera scende da tre mesi a uno e il referendum confermativo finale andrà richiesto, non è infatti più automaticamente previsto.
Infine la novità più importante: tra le competenze esplicitamente elencate nell'art. 2 comma 1 della bozza letta, figura la revisione dei "soli" titoli I, II, III e V, verrebbe dunque risparmiato, bontà loro, il titolo IV che riguarda la Magistratura (che ad esempio ne garantisce l'indipendenza e stabilisce l'obbligatorietà dell'azione penale) PERÒ viene incredibilmente aggiunto un riferimento chiaro e netto a "i coerenti progetti di legge ordinaria di riforma dei sistemi elettorali"!


Così non solo la deroga all'art. 138 Cost. si fa ancor più evidente (al punto che la bozza è stata additata come di dubbia legittimità durante il seminario dell'AIC che si è svolto l'altroieri a Roma), ma addirittura si prova ad aggirare in questo modo vergognoso la spinosa e imbarazzante questione della riforma elettorale, provando a nasconderla in questo non richiesto, non gradito e non utile tentativo di revisione della forma di governo, magari covando la speranza di evitare o addolcire il prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale sul "porcellum"!

In ogni caso i risultati politici e sociali saranno devastanti, se non altro in termini di tempo perso e aumento della distanza tra classe politica e mondo reale.

Ultima annotazione sul fattore tempo: il «crono-programma» scelto è accorciato in modo esasperato per garantire che la durata totale del processo (contro)riformatore sia inferiore ai famosi 18 mesi, viene dunque da chiedersi se oltre alla fretta di "portare a casa il risultato" prima possibile, svolgendo così diligentemente il compitino assegnato, c'entri qualcosa la concomitanza con la presidenza italiana del consiglio ue, che avrà luogo proprio nel secondo semestre del 2014..


PS: Il tentativo del pdl di inserire anche il titolo IV, e quindi ruolo e poteri della Magistratura, in questa revisione, in un primo momento denunciato dal pd come atto di "pirateria" e fintamente stoppato perfino dallo stesso ministro delle riforme quagliarello, a seguito della solita (dal '96 sembra non sia cambiato nulla) minaccia di far saltare tutto, riceve in queste ore il placet di "Lady Inciucio", anna finocchiaro, che intravede nel progetto di revisione un "problema di coordinamento tecnico con gli articoli del titolo IV e VI" da cui, ovviamente, segue che è la Carta Costituzionale ad essere sbagliata e, anche in quelle parti, da cambiare.

Lorsignori avranno mano libera?
Lo permetteremo?

mercoledì 5 giugno 2013

Se il Rwanda batte gli USA tanto a poco.

Un metro interessante dell'assurda miopia e superficialità con cui viene trattato il tema dell'informazione, e della sua necessaria libertà e indipendenza, è dato da come viene affrontata la sua questione più spinosa e delicata, quella dei limiti entro cui tale libertà e indipendenza potrebbe o secondo alcuni dovrebbe attenersi di fronte a una presunta "sicurezza nazionale", spesso non si sa bene invocata da chi.

Su questo sono stati scritti libri a tonnellate e siccome non ne ho letto neanche uno, ma soprattutto visto che in Italia questo è un argomento che fa molto male, per adesso sorvoliamo e prendiamo gli Stati Uniti e il Rwanda.
Il confronto tra i due stati appare a una prima occhiata come impari e scontato e la differenza appare netta visto che il Rwanda è classificato "partly free" dall'autorevole (?) "Freedom house", che invece, ça va sans dire, assegna agli USA un "free" pieno. In effetti il confronto è impari ma tutt'altro che scontato.

Il primo infatti priva un eroe del pacifismo e della trasparenza nell'informazione, Bradley Manning, dei suoi diritti fondamentali con una reclusione che dura da circa 1000 giorni, in attesa di un processo (che però è iniziato solo ieri!) in cui gli contesteranno 24 capi d'accusa (Manning si e dichiarato colpevole di 10, tra i quali non c'è il più grave, aver "aiutato il nemico"). E qui mi viene naturale chiedere cosa pensa l'americano medio di una carcerazione preventiva di 3 anni o più?

Il Rwanda si è da poco dotato di una tra le più avanzate leggi in materia che al primo articolo recita: «La presente legge permette al pubblico e ai cittadini di accedere all’informazione detenuta dagli organismi pubblici ed alcuni organismi privati» e si aggiudica gioco, partita e incontro.

martedì 4 giugno 2013

Difendi te stesso, difendi i tuoi diritti, difendi la Costituzione!

C'è un dato di fatto ineludibile, punto di partenza di ogni considerazione con pretese di oggettività: negli ultimi venti anni sono state ammesse al pubblico confronto democratico voci che democratiche non sono: "schiavi del profitto", "forza mafia" e "w il duce" non sono slogan ammissibili in uno stato di diritto che si fondi su una Costituzione come quella di questo paese.
Quelle voci sono invece state prima tollerate, poi assecondate, infine riconosciute come parte dell'agone politico e dunque ammesse a ricoprire responsabilità istituzionali.

L'unica effettiva innovazione portata da ciò che viene usualmente chiamato "seconda repubblica" è proprio l'aver "sdoganato" queste posizioni che non avrebbero mai dovuto ricevere legittimità alcuna!
E quella che molti si azzardano a chiamare "evoluzione", nel passaggio tra la prima e la seconda, è semplicemente l'abbattimento di questo baluardo di garanzia democratica (ditemi voi che tipo di persona potrebbe rallegrarsene..) e l'inserimento, via via sempre meno implicito e sempre più ingombrante, a comprimere tutto il resto, di questi indegni, illegittimi e incivili punti di vista che hanno ben presto inquinato il dibattito politico pubblico, con l'ovvia conseguenza di distrarlo dalla sua funzione naturale: il bene della collettività.

Mi piace infatti pensare che non sia un caso se proprio tra i due principali doveri dei cittadini di questo paese, cioè la richesta inderogabile di «solidarietà politica, economica e sociale» e quella di «svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società», i Padri costituenti hanno voluto esplicitare con precisione i doveri delle istituzioni: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

Basta dunque la lettura dei primi quattro articoli della Costituzione per capire quanto potrebbe essere socialmente solida la democrazia in un paese che volesse attuarla facendosi garante dei diritti in essa contenuti! E non sto parlando di un favore, ma della più alta delle leggi!

L'impianto democratico, per garantire i diritti di tutti, deve difendersi da chi democratico non è, da chi, ancora e sempre, vuole e attua modelli di sopraffazione e sfruttamento dell'uomo, da chi toglie un diritto per poi magari concederlo come favore, oggetto di ricatto.

Queste difese non hanno, evidentemente, funzionato bene, soprattutto per la responsabilità di chi doveva vigilare e non l'ha fatto, ma ora tutto minaccia di crollare sotto il peso delle continue, ma in questi giorni più pesanti e spudorate pressioni che, nel più assoluto spregio dello spirito della Carta, mirano a un cambio radicale nella forma di governo e a una rottura definitiva dell'equilibrio tra i poteri dello Stato.
Questo mentre il Paese è sull'orlo del baratro economico, sociale e culturale.

Un tale tentativo di manomissione degli equilibri istituzionali è la spia di una testarda volontà di una svolta autoritaria che, emersa esplicitamente per la prima volta nel 1980 con craxi e amato, affonda però le sue radici in un passato ben più remoto e su cui non è stata fatta ancora sufficiente chiarezza, a troppi non conviene.
Questa spia ci segnala che quella volontà non si arrende e anzi coglie questo momento di debolezza, distrazione e confusione per sferrare il suo attacco più insidioso.

Mentre anche il peggiore Presidente della Repubblica della nostra Storia guarda e non favella, ma vuole tutto fatto entro 18 mesi.
Ora sul presidenzialismo ha messo su una maschera di "neutralità" (come se di fronte alla violenza di questi attacchi la neutralità non fosse una colpa grave..), dopo un primo settennato in cui si è invece attivato, strabordando dal suo compito, nel dare copertura e assistenza a chi ha cercato in ogni modo di abbattere la garanzia dei diritti di tutti, noi non possiamo farci trovare disattenti o impreparati, la Costituzione ha bisogno di te, perché..


La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé.
La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Piero Calamandrei