giovedì 29 ottobre 2015

Autoritaria e incostituzionale

A lungo sono rimasto sconcertato da come renzi e i suoi sgherri in tailleur o giacca e cravatta stanno attuando un rinnovato - ma dal solito, ben noto sapore - tentativo di distruzione della nostra Costituzione, per completare lo svuotamento della nostra democrazia.

Mi scuotono oggi le parole, che meritano ampia diffusione e che sono onorato di rilanciare, di un chiarissimo articolo (l'originale si può trovare qui alle pagine 2 e 3, ho solo messo dei grassetti) del professor Gianni Ferrara, tra le voci più potenti e autorevoli schierate contro le molte lingue allenate a battere il tamburo del potere.





Una premessa è dovuta. Il Parlamento italiano è illegittimo perché eletto con un sistema elettorale giudicato tale con sentenza 1/2014 dalla Corte Costituzionale. In qualsiasi paese civile sarebbe stato sciolto. In Italia invece tale Parlamento legifera, anche in materia costituzionale.

In perfetta coerenza con l’incostituzionalità che avvolge tutto l’ordinamento, il Senato ha approvato in prima lettura un progetto di legge che ne modifica la composizione, le funzioni ed il ruolo attribuitogli dalla Costituzione finora vigente. Contribuisce così a concretizzare un disegno. Un disegno eversivo della forma di governo e della forma di Stato e che stravolge l’identità della Repubblica. Eversivo non solo, e non tanto, perché il Senato perde il potere di concedere o revocare la fiducia al governo e conserva, assieme alla Camera, soltanto per alcune materie il potere legislativo: revisione costituzionale, ordinamento dello stato, leggi elettorali, referendum, minoranze linguistiche, organi di governo, comuni, trattati, estensione dell’autonomia regionale.

Il Senato perde quindi la funzione di deliberare sulla maggior parte dei disegni di legge, per i quali ha solo un potere di emendamento che la Camera dei deputati, provvista dell’intera potestà legislativa,
può benissimo disattendere. Non tanto per queste menomazioni, la “riforma” del Senato è eversiva; lo è per gli effetti che esse producono sull’intero sistema costituzionale combinandosi con la legge elettorale, l’italicum.

Va intanto rilevato che la configurazione del Senato, approvata martedì 13 ottobre, si colloca fuori dei modelli di seconda camera esistenti nel mondo. In nessun paese, a sistema bicamerale, i membri del senato sono eletti dai consigli regionali “su indicazione” degli elettori, mediante listini abbinati alle liste che competono nelle elezioni regionali. È del tutto evidente, comunque, che “indicazione” non significa voto, e l’ambiguità della formula può permettere non poche e gravi distorsioni. Si aggiunga che il numero dei consiglieri-senatori eletti in una Regione per ciascuna lista dipenderà dal numero dei seggi che spetterà alla lista, non dalle libere scelte degli elettori.

Riguardo poi alle nuove funzioni che il testo vorrebbe attribuire al Senato, il meno che si possa dire è che quelle “di raccordo tra Stato e gli altri enti costitutivi e tra questi e l’Unione europea” non risultano munite di strumenti. Né si desume in quale forma il Senato possa partecipare “alle decisioni dirette alla formazione ed attuazione degli atti normativi e della politiche dell’Unione europea”. Quanto mai oscura appare poi la formula con cui dovrebbe concorrere (ma con chi?) alla “valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni e alla verifica dell’attuazione delle leggi”. Il tipo di valutazione, il tipo di verifica, gli strumenti e gli effetti che produrrebbero sono lasciati alla più ampia ed arbitraria discrezionalità di un legislatore che non si prevede come particolarmente affidabile. Su di un altro piano, lascia infine più che perplessi l’attribuzione dell’immunità parlamentare ai consiglieri-senatori per la loro appartenenza ad un ceto politico rivelatosi non proprio esemplare.

La contrarietà alla riforma del Senato, prevista dal disegno di legge approvato il 13 ottobre, è motivata, come si è premesso, soprattutto dalla sua connessione all’italicum. Una legge elettorale, questa, che si fonda sul “premio di maggioranza”, pari a 344 seggi (24 in più della metà più uno dei 630 della Camera), e lo attribuisce al partito che ottiene il 40% dei voti.
Qualora nessuna lista abbia raggiunto tale quorum, il premio sarà conferito, mediante ballottaggio tra le due liste più votate, a quella tra queste che avrà avuto un voto in più dell’altra, qualunque sia il numero di voti conseguiti in questa competizione: il 35, il 30, il 25% dei voti complessivi.

È del tutto chiaro che sia nel caso che una lista raggiunga il 40% di voti, sia che vinca il ballottaggio, non è ad una maggioranza che si attribuisce il “premio”, ma ad una minoranza, quella che ottiene un solo voto in più di ciascuna delle altre minoranze alle quali però si sottraggono i seggi che si assommano nel premio. Premio che costituisce comunque un privilegio, una appropriazione indebita di seggi che spetterebbero a tutte le altre liste che risultano essere numericamente la reale maggioranza.

Non è per caso che nessun altro paese europeo ammetta un tale capovolgimento della volontà del suo corpo elettorale, trasformando una minoranza in una maggioranza. Si aggiunga poi che le liste elettorali dei 100 collegi plurinominali avranno un capolista che sarà comunque eletto se la sua lista otterrà seggi. Questo significa che chi decide la composizione delle liste, che è di solito il leader del partito, oltre a scegliere tutti i candidati, sceglie pure chi di questi sarà comunque eletto se la lista ottiene seggi nei singoli collegi. Anche se sarà sopravanzato, quanto a voti di preferenza, da altri candidati.

Le conseguenze da trarre da questa descrizione sono incontestabili. Il leader di quel partito che ha scelto i candidati (e, tra questi, quelli da lui nominati come capilista), se all’elezione della Camera dei deputati la sua lista ottiene, anche con solo il 25% dei voti la maggioranza di 344 deputati, otterrà pure, oltre che il potere di governo, il potere legislativo, attraverso il quale anche quello dei contenuti delle sentenze, più quello di eleggere il presidente della Repubblica, tre giudici costituzionali, i membri laici del Consiglio superiore della magistratura.

Snaturando così tutti gli organi di garanzia. Quella garanzia che avrebbe potuto frenare la degradazione autoritaria delle istituzioni cui mira e che sta realizzando Renzi, rinnegando quel principio di civiltà giuridica che è la separazione dei poteri, stravolgendo la Costituzione fino a sfigurare l’identità della Repubblica, da parlamentare in autoritaria, con un solo uomo al comando.

Garanzia che un Senato diversamente configurato avrebbe potuto assicurare. Quello votato il 13 ottobre, no.

sabato 17 ottobre 2015

'Migranti vademecum antirazzista' ??

La polemica che ormai da anni, ma con una notevole escalation negli ultimi mesi, riempie le prime pagine di stampa, tiggì e media tutti, vive del contrasto (a volte addirittura della sovrapposizione) di due differenti discriminazioni: tra la 'xenofobia' di chi accetta per altri esseri umani 'che vengono da fuori' - ovviamente - un trattamento evidentemente degradante, ma imposto per legge (e convenienze varie, dal voto al soldo e ritorno) e l'estremo opposto, correttamente definito 'autorazzista', di chi non si cura e permette l'abbattimento sostanziale - che anche se graduale è quasi completo - dei diritti fondamentali che l'ordinamento e la stessa Costituzione di questo paese dovrebbero garantire a chi ci vive.


Credo vadano entrambe contrastate evidenziandone l'assurdità, aldilà delle solite posizioni sciatte e comode, ma oggi 'trending' tra espertoni ed opinionisti.
Per esempio, quando mi sono imbattuto in questo volantino - a dispetto dell'opinione che ho (avevo) per 'Valigia blu' - l'ho trovato subito insostenibilmente superficiale, perché non contrasta efficacemente la prima e presta troppo facilmente il fianco alla seconda:



Non ho potuto non scrivere di getto quel che pensavo: avrei preferito da Valigia Blu un volantino un filo più chiaro, del tipo motivare un no come risposta a:

1) è possibile che chi decide di bombardare e alimentare l'instabilità in alcune zone lo faccia con la consapevolezza di sostenere certi flussi e dunque anche tutti i mercati (armi, droga, esseri umani, ecc..) che ne sono diretta conseguenza?
[perché molto più interessante di sapere se c'è un'invasione (o no) è capire se essa è stata provocata (o no) e con quale scopo, esportando non certo democrazia ma instabilità sia 'là' che 'qua'!]

2) è possibile che questo dei 'campi' sia uno schema puramente assistenzialista modello dc per cui si mantiene per forza una gestione 'emergenziale' del 'problema', proprio per poter attuare pratiche poco trasparenti, a sostegno di un'industria dell'accoglienza che a detta di buzzi rende molto bene, fattura davvero poco e quindi alimenta la corruzione e la presa autoritaria di certi soggetti su istituzioni che furono democratiche?
[perché è vero che all'immigrato va solo una minima parte dei liquidi che ungono il meccanismo, ma 'the dark side of the moon' è che buona parte di quei 40-2,5=37,5 euro a persona al giorno contribuiscono a cementare il solito sodalizio tra classe politica, mafia e altre "cose" e ciò mi pare più interessante di dire "tranquilli, il migrante resta povero", nonché il maggiore motivo per abbattere questo schema - oltre al fatto che è illegale e incostituzionale, ovvio!]

3) [questa mi ha fatto ridere, qua gli eufemismi si affollano] è possibile che proprio perché "a parità di qualifica", o meglio mansione, "ricevono una retribuzione più bassa" e dunque che questo tipo di manodopera riceva la preferenza dei datori di lavoro (che si sa, mirano a minimizzare i costi, per sopravvivere in tempi di crisi o comunque, un po' meno giustamente, al massimo profitto) al posto di chi pretende (ormai senza neanche molta convinzione) il rispetto dei pur logori e sempre più stracciati diritti?
A questo punto torniamo alla schiavitù, conviene!
Tutto ciò va considerato anche alla luce dell'impossibilità - spesso provocata dai più alti livelli istituzionali - di un controllo efficace del rispetto di condizioni di lavoro 'dignitose' (sembra ridicolo tutto ciò ma non lo è, visto come incide sulla vita di ciascuno di noi!).
[come fa tutto questo a non causare una competizione al ribasso??
e allora, invece di quantificare il gettito (quanto quello fiscale?) o la ricchezza prodotta dalle condizioni date, sarebbe di certo più interessante quantificare quello 'a gioco corretto'.]

Su 4) ok, anche qui ci sarebbe un risvolto di assistenzialismo come al 2) nonché mandrie di bufale da sfatare, di cui 5) è solo un esempio, ma sorvoliamo.

Su 5): "rigenerati" o ricondizionati non sono esattamente sinonimi di basso costo, ma su questo la "bufala da sfatare" è quella sulle schede prepagate regalate, mi sarebbe piaciuto leggere due parole su quello. E invece niente.

Infine, su 6) ben più efficace sarebbe stato citare a) le leggi con tratti discriminatori, di sicura incostituzionalità, che hanno generato quella massa di detenuti e soprattutto - conoscendo voi - b) un sistema mediatico troppo spesso disponibile a sbattere il "negro" o lo "zingaro" in prima pagina con sensazionalismo tipico, mutuato dagli usa e con analoghe motivazioni.

Cioè quelle di creare ad 'arte' un bisogno di sicurezza che orienta il consenso su posizioni conservatrici, 'xenofobe' e miopi che costituiscono la base per le famose 'guerre tra poveri', funzionali ad approfondire le fratture - invece di riconoscere gli interessi comuni - tra i blocchi sociali distraendoli dall'impegno per un'efficace opposizione all'autoritarismo del potere costituito.

Senza dimenticare che oggi, nel nostro paese specialmente, ha grossi problemi non solo di consenso, ma addirittura di legittimità...




Ps: successivamente mi sono accorto che il volantino in questione altro non è che una riduzione di un articolo ben più esteso e dettagliato che però lascia comunque totalmente in piedi tutte le mie obiezioni, anzi ne genera altre su punti non citati nel volantino, per chi vuole specifico ulteriormente nel seguito.

A proposito del primo punto, che ricordo si prefiggeva di smentire l'invasione, addirittura subito dopo aver citato fonti del ministero dell'interno che fondamentalmente commentano con un 'business as usual', tutto come previsto si fa un rapido accenno a "organizzazioni di trafficanti di essere umani"
come se fosse del tutto normale un loro 'contributo' alla gestione di questo flusso di 'risorse'!!
Neanche dedica alla faccenda un capoverso, mentre l'articolo da loro stessi citato parla di un 'giro d'affari' di 15,7 miliardi, forse la questione meritava un qualche approfondimento.....
E invece no, si prosegue sciorinando dati sull'ospitalità degli altri paesi ue e del mondo, come se niente fosse.

Sul secondo punto, ok, si puntualizza che circa il 92% della spesa per migrante al giorno va in mani italiane, anzi spesso resta nello stesso comune, si citano i dati dello sprar ma la mia mente torna a questo e a numeri da capogiro, altro che qualche spiccio dato al migrante o a chi fisicamente lo ospita o lo nutre.

Nell'articolo di Valigia blu al terzo punto si parla di lavoro e ci vengono subito forniti i dati del ministero guidato da poletti! Saranno affidabili - a proposito, che peccato che questo contributo sia stato rimosso! - quanto quelli sul 'jobs act'?
In ogni caso com'è possibile citare frasi quali «la variazione positiva del numero di occupati (pari a +0,4% rispetto al 2013) è da attribuire esclusivamente alla componente straniera» e ancora «seppur con lievi incrementi, la forza lavoro straniera ha controbilanciato l’emorragia occupazionale che ha investito quella italiana» e continuare a sostenere che non vi sia competizione?!!

Insisto, vista la centralità del tema, nell'evidenziare le contraddizioni e la scarsa sensatezza dei dati riportati: prima si cita un saggio della Banca d'Italia, ma sull'intero scenario europeo, con evidente annacquamento dei dati, che addirittura si fermano al 2010!
Poi, con sprezzo del ridicolo si passa a un report del CNEL, o meglio la sintesi del report, datato 2012, che assicura: «la presenza immigrata non ha un ruolo significativo nell’influenzare la probabilità per un lavoratore italiano di perdere l’occupazione entrando nella disoccupazione. Non c’è un concorrenza» - certo, dico io: a quello ci pensa la 'flessibilità in uscita' - e lo studio continua tranquillo: «qualche effetto, non rilevante però dal punto di vista quantitativo, si può ritrovare invece in termini di probabilità di ingresso nell’occupazione per i disoccupati», bravi espertoni, avranno mai sentito parlare di lavoro nero?

Ciliegina sulla torta, citando mipex, affermano: «da un lato, numerosi giovani migranti non risultano né inseriti nel mondo del lavoro né inquadrati in un percorso di formazione, dall’altro c’è invece il problema opposto, ossia, non si riesce a soddisfare l’alta formazione degli immigrati, che continuano a svolgere lavori che non sempre rispecchiano il loro livello di studio», bene la frase resta verissima (purtroppo) anche togliendo le parole 'migranti' e 'immigrati', perché è vera in generale, per i giovani e i laureati italiani!
Quindi, chi si straccia le vesti per i migranti ma poi dice «c'è la crisi» e fa spallucce quando si tratta dei cittadini italiani, sta forse chiedendo verso i migranti, l'elargizione da parte dello stato di un migliore trattamento rispetto a quanto con le proprie forze riesce a strappare un normale cittadino?

Questa è l'assurdità che va sotto il nome di autorazzismo: è evidente la discriminazione al contrario, un insulto alla logica oltre che alla dignità.

Vi sono infine dei passaggi che trovo francamente inquietanti:

Uno dopo l'altro troviamo prima un utilizzo del migrante per influenzare i prezzi dei beni di consumo e la fruizione dei servizi, e dopo un commento quasi da strozzino poiché segue la constatazione di «un elevato gap tra le retribuzioni degli italiani e degli stranieri a sfavore di quest’ultimi» e questa interpretazione viene rafforzata dopo poche righe: «il saldo tra spesa pubblica e tasse pagate dagli stranieri è positivo, per un valore di 3,9 miliardi di euro».

Ci si riprende giusto un po' nel finale quando finalmente ci si accorge che il problema del capolarato (ma per gli autori pare sia l'unico) non riguarda solo gli stranieri e si cita la notevole inchiesta di Raffaella Cosentino.


Si deve cominciare a capire che la parola di cui tutti si riempiono la bocca, "integrazione" (questa sconosciuta) ha un valore positivo solo se è 'al rialzo' sui diritti, soprattutto in questioni come il lavoro, altrimenti è omologazione dello sfruttamento, che crea e moltiplica soggetti deboli e ricattabili - socialmente e politicamente - colpendo al cuore la democrazia, in particolare la nostra che proprio su dignità e lavoro trova fondamento e legittimazione.

Così dovrebbe essere, così non è più da molto tempo e non è con 'buonismo' e generosità ad ogni costo che si migliora la situazione, soprattutto ora che siamo davanti a un altro incubo quasi riuscito.