venerdì 1 gennaio 2016

auguri Costituzione, auguri Italia

La firma della Costituzione, da parte del capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola,
poi entrata in vigore il primo gennaio 1948

Oggi la Costituzione compie 68 anni, un bel numero, rotondo ed evocativo di un anno importante in questa parte del mondo - fu l'anno prima di Woodstock! - anche se troppo romanzato nelle varie narrazioni.
Numero rotondo e anno emblematicamente difficile per il nostro paese, diviso tra l’invidia o la speranza per un ‘maggio francese’ - magari un po’ in ritardo - e, dall'altra parte, la psicosi o lo spauracchio di cambiamenti ben più che impossibili, il cui anche solo balenare l'illusione sarebbe stato un pericolo intollerabile: a dare l'idea che ben altre erano le 'svolte' possibili, basta considerare che il '68 si situa quasi a metà tra il piano solo e il golpe borghese, operazioni che volevano essere 'eccezioni' alla Costituzione vigente e che per poco non si sono realizzate.

Dunque salutiamo il sessantottesimo anno - forse l'ultimo - dall'entrata in 'vigore' della "Costituzione più bella", ma che pochissimi italiani oggi conoscono in un generale disinteresse e dunque quale 'vigore' ha davvero?
È tra le meno rispettate, almeno nella parte di mondo che convenzionalmente chiamiamo 'occidente', perché la meravigliosa opera formativa e divulgativa avviata agli albori della Repubblica con la pubblicazione e distribuzione gratuita delle Guide alla Costituente, non ha poi avuto alcun seguito e dunque la gente o invecchia e dimentica, o è interessata ad altro e non si cura di sapere (e dunque non cambia niente). Di certo perché i governi che si sono poi succeduti - almeno negli ultimi 25 anni - si son guardati bene dall'alimentare la passione civile delle generazioni successive. Anzi.

Sicuramente è però la più insidiata del mondo, a scorrere i vari colpi di stato armati e non, il «salvare lo stato» a qualunque costo (e beato chi riesce a farci pure dell'ironia), gli attentati insieme ai tentativi di cambiarla e snaturarla, a volte in modo subdolo e vigliacco ma poi disconosciuto, altre volte in modo sprezzante e violento come solo certe false parole sanno essere.


il bell'incipit di ainis che (solo 3 mesi fa?) si accorge del pericoloso complesso delle controriforme renziane, ma comunque non rinuncia agli ambigui equilibrismi (a cominciare dal titolo)

È forse solo per caso che poco dopo la scoperta dei magheggi eversivi di gelli e quindi con l'aborto dell'ultimo tentativo 'esterno' per prendere il potere, hanno iniziato a provarci 'da dentro', mettendo in atto le più varie pratiche per svuotare di senso la Costituzione e la prassi democratica, cominciando a lastricare la via parlamentare per violentare la Costituzione? Forse. O forse no.
Incidentalmente sono arrivati a svuotare di senso l'intera politica nazionale, portandola oggi ad agire solo contro l'interesse pubblico e la qualità e la quantità delle sfide contenute nella stagione referendaria che si approssima lo testimonia eloquentemente: oltre alle controriforme costituzionali e all'italicum, c'è da neutralizzare almeno gli effetti più nefasti di 'sbloccaitalia', 'jobsact' e 'buonascuola' !
I miei complimenti.



La Costituzione del '48 è una bellissima collana di perle.
Ogni perla è un diritto, lí presente perché considerato 'fondamentale', irrinunciabile.

Cosi come ogni perla, che attrae e stupisce per l'insieme di eleganza e semplicità, ciascun articolo è scritto in modo semplice ma mai banale: per essere compreso nella sostanza da tutti e allo stesso tempo consentire livelli di lettura più approfonditi.

E come ogni perla che compone la collana ha un piccolo foro, non immediatamente visibile ma importantissimo perché le tiene tutte legate l'una all'altra, ad un esame attento - che non tralasci la visione d'insieme - si può vedere come anche i nostri diritti fondamentali sono legati, nel comporre la nostra Carta, da un fil rouge che li collega tutti e che li rende complementari.

I padri costituenti ci hanno così consegnato un testo di un equilibrio raro che appare praticamente perfetto nella contemporanea garanzia dei diritti di tutti - quelli collettivi insieme a quelli individuali - e nella conseguente costruzione di una forma statuale votata alla loro conservazione, al loro effettivo esercizio e perfino in grado di promuovere loro miglioramenti e ampliamenti.

Quell'equilibrio è precisamente ciò che dovrebbe intendersi per identità nazionaleun equilibrio del tutto particolare, unico e non ha alcun senso confrontarlo con quello maturato in altri paesi attraverso processi storici, sociali e culturali totalmente diversi.
È inoltre sciocco e disonesto sia disconoscerlo, sia provare a etichettarlo e catturarlo sotto le insegne di uno schieramento politico, quale che sia!

Quell'equilibrio, scritto su un pezzo di carta e perciò assolutamente teorico, per essere reale, vivere e conservarsi attivo necessita della coscienza, altrettanto attiva, dei cittadini e dei diversi attori sociali, in primo luogo delle stesse istituzioni che quell'equilibrio non sono solo chiamate a rispettare ma anche a preservare!


Quell'equilibrio contempera e si alimenta naturalmente delle differenti esigenze, dei vari corpi sociali, a vedere garantito e libero il proprio accesso a quei diritti: non nega la lotta politica, la contrapposizione logicamente conflittuale che inevitabilmente origina dalla convivenza di interessi eventualmente opposti, anzi!
Invece di ignorare il conflitto lo regola e lo pianifica, fornendogli sedi opportune per una risoluzione leale che sia rispettosa di tutte le parti.
La prima di quelle sedi è il Parlamento: sovrano perché cardine del nostro ordinamento, luogo dove i conflitti devono manifestarsi per trovarvi soluzione con il concorso di tutte le forze politiche, cioè di tutti gli italiani insieme, a questo serve la rappresentanza.


Spetta poi alle persone che rivestono pro tempore incarichi istituzionali di consentire e favorire accordi equi, soluzioni vere. E spetta loro come una precisa responsabilità personale - della cui negligenza potrebbero e dovrebbero essere chiamati a rispondere - non come un vezzo, un passatempo o un favore elargito alla comunità.

Tra i conflitti di cui il nostro ordinamento certamente non ignora l'eventualità c'è il più classico, quello tra governante e governato!
Per questo la parte finale del testo, la più delicata, è interamente dedicata alle garanzie costituzionali, ma «dagli anni Ottanta in poi i leader politici italiani hanno scelto l’Anticristo, ed è su tale scelta che costruirono le proprie fortune (il primo fu Bettino Craxi; dopo di lui D’Alema, Berlusconi, Renzi). Perché tutto questo cicaleccio sull’urgenza di correggere la geografia istituzionale ha inoculato un veleno nel corpo della Costituzione, le ha sottratto autorità e prestigio, l’ha delegittimata. E perché l’insuccesso dei vari tentativi di cambiare le regole scritte si è scaricato sulle regole non scritte, allevando una Costituzione materiale opposta a quella formale. Di conseguenza gli italiani si sono trovati in tasca due Costituzioni, e perciò nessuna».


Ricordiamoci sempre che il punto a cui siamo arrivati non è dato dalle debolezze della 'collana' (ogni struttura ne ha) ma da scelte consapevoli di uomini di governo che hanno abusato delle libertà concesse dal loro ruolo senza tenere conto delle responsabilità che parallelamente le accompagnano e sfruttando quelle debolezze per il proprio tornaconto personale e la propria sete di potere.

È così che oggi - dopo una lunghissima e variegata serie di attacchi - sono cadute quasi tutte, una dopo l'altra, a seguito di più di un ventennio fatto di pressioni indebite e infiltrazioni che le ha piegate e plagiate fino a renderle incapaci di dire no al sovrano che siede a palazzo chigi e comanda a bacchetta le due camere.

È il filo rosso del parlamentarismo che tutte queste perle teneva insieme, collegandole in una forma (allora) nuova che più di tanto non può cambiare senza rompere il legame e perdere il significato, ne abbiamo già perso molto, dobbiamo essere coscienti che non è stato perso per caso e che è lo stesso filo da cui possiamo riprendere le perle e risistemare la collana: basterebbe tornare ad avere un Parlamento costituito da rappresentanti invece che da servi del nuovo, ennesimo monarca.

Ma dobbiamo reclamarlo noi in prima persona, o saremo i primi servi.