mercoledì 13 novembre 2019

Il cielo sopra...la Bce

Il sistema oligarchico di potere che ha usurpato la sovranità dei popoli europei e, al riparo del processo elettorale, la esercita contro i nostri diritti e i nostri interessi, sta dando in questi giorni macroscopiche prove della propria assurdità.
Il mercato unico europeo ha da tempo trasformato l’Europa in una gabbia di polli in cui un paio di volpi sono rimaste chiuse dentro e se ne approfittano: ai paesi più forti i trattati e gli eurocrati concedono di diventare ancora più forti, abusando delle debolezze e delle fragilità altrui - spesso creandone di nuove - rendendo patologia quel che prima era fisiologico.

Un esempio di particolare rilevanza riguarda il sistema bancario, veicolo imprescindibile di questo meccanismo iniquo perché asimmetrico, malato perché produce miseria. Vediamo come con una breve contestualizzazione: dopo aver compresso i diritti e tagliato i salari dei propri lavoratori - acquisendo così un enorme vantaggio commerciale sui propri ‘cugini’ europei, secondo la tattica ‘frega il tuo vicino’ visto quindi più come competitore e avversario che come compagno di viaggio con interessi comuni, in barba ad ogni retorica circa una fantomatica ‘solidarietà europea’! -, i paesi del ‘centro’ hanno invaso i mercati di tutta Europa con i propri prodotti generando forti squilibri nella bilancia dei pagamenti che hanno poi ‘riciclato’ drogando il mercato del credito offrendo prestiti ben oltre quanto sarebbe stato logico e saggio.
Questo enorme afflusso di denaro, assecondato dalla politica monetaria basata su tassi bassi e soprattutto dai vincoli dei trattati europei che fanno della bce un’anomalia unica tra tutte le banche centrali mondiali, ha illuso i cittadini europei - inconsapevolmente caduti nella trappola di una società edonistica dei consumi - instillando loro una bulimia di beni e merci quasi sempre comprate a rate.
In questo recinto chiuso chiamato eurozona, la crescita esponenziale del surplus del ‘centro’ si è tradotta in un complementare impoverimento delle economie periferiche, deprimendone o addirittura distruggendone il tessuto produttivo e sociale, trasformandone i cittadini da consumatori gaudenti a lavoratori cassaintegrati o disoccupati, in due fasi del medesimo processo che, iniziato come esca succosa, è poi diventato tagliola.
Una catastrofe annunciata.

Il domino di delocalizzazioni, chiusure e fallimenti che ne è seguito ha martoriato i settori produttivi dei paesi periferici (è limitante e ideologicamente razzista pensare solo al sud Europa, poiché anche Finlandia e Irlanda hanno subito alcuni aspetti deteriori di questo processo, ma lo stesso establishment tedesco è oggi in grave imbarazzo) ha messo a durissima prova il settore bancario europeo nella sua interezza, che già era praticamente fallito per le conseguenze della crisi dei mutui subprime del 2007-8 e che solo un massiccio intervento di fondi pubblici in una quantità mai vista prima ha potuto rianimare.

Va sottolineato l’ignobile ruolo avuto dai cosiddetti ‘mezzi d’informazione tradizionali’ che, portando i riflettori della loro narrazione solo sulle conseguenze ultime di questo intervento - la 'socializzazione delle perdite' - hanno descritto la situazione come 'crisi dei debiti sovrani' e hanno taciuto invece sulle reali cause, sinteticamente qui ricordate, impedendo un corretto controllo democratico, non fornendo all'opinione pubblica i necessari strumenti interpretativi della realtà.
Il fu ‘giornalismo’ (bisognerebbe cambiargli nome!) da tempo «è totalmente appiattito di fronte ai grandi interessi economici, è puro veicolo di propaganda e non di lecita espressione di opinioni, è showbusiness e non laboratorio di elaborazione e confronto di idee, è completamente privo di qualsiasi rappresentatività rispetto a una società civile cui non solo non dà voce, ma della quale denigra e combatte le voci migliori per mezzo di sicari prezzolati, si costituisce, in tal modo, come ostacolo alla democrazia impedendo la maturazione della coscienza dei lettori, e però, proprio per questo, si sta avvitando su se stesso, e constata con uno stupore commovente (ma inquietante) la propria crescente incapacità di incidere sull'opinione pubblica, la propria vertiginosa perdita di credibilità e di autorevolezza».

Un esempio: preoccupati dalla recente 'guerra dei dazi' che vede fronteggiarsi le maggiori economie  mondiali, scrivono«In Europa anni di bassi investimenti e di produttività stagnante, combinati con politiche che hanno favorito paghe basse e lavori senza qualità, piuttosto che industrie all’avanguardia, hanno lasciato l’economia dell’Ue in condizioni di apatia. Le industrie più competitive hanno puntato sull’Asia e sugli Stati Uniti per la crescita. Il rovescio della medaglia è che, quando il commercio internazionale langue, sull’Europa cala il gelo» ma gli articolisti di quello che dovrebbe essere il più autorevole giornale economico-finanziario italiano sembrano stupiti e ignari dei motivi dei bassi investimenti!

Ora, a distanza di anni, ci dicono «il bail-in fu affrettato, ora è inapplicabile», ora ci assicurano «è innegabile il bisogno di completare l’unione bancaria!» forse perché hanno paura della Brexit (che sembra rimandata ancora e qualcuno, ad esempio l’Olanda, tira un sospiro di sollievo), certamente perché è un sistema incompleto, ma quando serviva a noi un sistema europeo di garanzia dei depositi hanno opposto il loro 'nein' cianciando del solito italiano che non rispetta le regole, invece ora che potrebbe servire a loro scoprono che le regole sono inadeguate - e prima ancora non c'erano e han potuto fare i propri comodi, come mostra la grafica prodotta dal già citato giornalino economico di colore rosa , che quindi dovrebbe saper valutare correttamente la situazione -, ma pongono delle condizionalità che impedirebbero al nostro paese di poter usufruire di questo 'paracadute' mantenendo però integro il nostro obbligo a contribuire...!

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Parlando di disparità di trattamento tra 'centro' e 'periferia' e di parzialità dei media non si può non citare il cosiddetto 'bail in': si finse fosse normale permettere nel 2012 la nazionalizzazione di una banca olandese con lo scopo esplicito di garantire i depositi dei clienti e invece l'anno dopo imporre alla piccola e periferica Cipro il prelievo forzoso negando i risarcimenti ai clienti sostenendo che l'esm fosse un fondo privato e che le istituzioni europee non fossero direttamente implicate. Senza batter ciglio si riportarono le parole del 2012 di dijsselbloem «oggi Sns Reaal è stata totalmente rilevata dallo stato olandese. Ho nazionalizzato Sns Reaal» e non si riportarono le parole dello stesso dijsselbloem del 2013: «se vogliamo avere un sano settore finanziario dobbiamo dire 'se ti prendi dei rischi allora vi devi fare fare fronte, se non puoi non avresti dovuto prenderli'».

Abbiamo poi visto da vicino le conseguenze di questa 'inversione a u' apparentemente inspiegabile, sia per quanto riguarda l'iniquità del trattamento subito dai risparmiatori, sia in riferimento al ruolo di media inadeguati e di politici incapaci (i malpensanti invece sussurrano che è difficile far capire qualcosa a una persona quando il suo stipendio dipende dal fatto di non capirla).

Da mesi e ancora in questi giorni si parla di una possibile, per alcuni probabile, investitura come prossimo capo dello Stato dell'apprendista stregone che su questo sistema avrebbe dovuto vigilare, chiamando quindi a proteggere e garantire i diritti fondamentali di tutti qualcuno che ha fatto finta di non vedere le 'travi' altrui, concentrandosi sulle 'pagliuzze' nostre senza alcun riguardo, ad esempio, per l'articolo 47 della nostra Carta Costituzionale:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.


Potremmo, a questo punto, chiedere fino a quando le istituzioni europee, abuseranno della nostra pazienza?
Ma ciò significherebbe aver accettato e introiettato una dominazione straniera di stampo coloniale che neanche più si preoccupa di salvare le apparenze!
La domanda da porre è invece 

COSA ASPETTIAMO ANCORA AD USCIRE DALLA GABBIA?