mercoledì 10 giugno 2020

Breve supplica a un amico

Quando tua figlia, nei suoi ancora incerti ma meravigliosi passi, calpesta e uccide una formichina, per le altre compagne dell’insetto, ciò accade per effetto di una volontà insieme insondabile, inarrestabile e inappellabile.

In questi anni in cui hai votato il nuovo, simpatico ma efficiente, affabile ma sicuro e deciso, ti sei in realtà affidato a chi non ti spiega perché non sa, però pretende.

Ti sei così affidato a una volontà che tu stesso hai reso a te superiore, e dunque inconoscibile.
Che hai fornito di mezzi per te ormai inarrestabili, delegandole l’esercizio del tuo stesso potere.
Una volontà che, come il leggendario Golem, è sfuggito al controllo di chi gli ha conferito la sua forza e, nel compiere passi che ritiene necessari, arriverà a schiacciarti come una formica.

Dí basta!

lunedì 1 giugno 2020

Accade in Italia: il minuetto politico in attesa del Diluvio

A volte crediamo di vivere tempi cruciali per la storia dell’umanità, pensarlo dà una vertigine irresistibile, in questa fase i singoli e le comunità di tutto il mondo sono state - e ancora sono - messe a dura prova, dall’India agli Usa, passando ovviamente per la ‘vecchia’ Europa e l’intensità, la qualità della risposta evidenzia le diversità sia degli individui sia delle organizzazioni collettive, come le cronache quotidianamente hanno mostrato e raccontato.

Anche nel nostro Paese abbiamo osservato differenze molto significative sia localmente sia nei diversi momenti: il 30 gennaio il presidente Conte afferma convinto: «siamo prontissimi, abbiamo adottato misure all’avanguardia e tutti i protocolli di prevenzione possibili e immaginabili» e infatti dopo poche ore il governo aveva già dichiarato, con decorrenza immediata, ma sottovoce, lo ‘stato d’emergenza’, lo stesso giorno in cui il segretario del partito democratico assicura ridendo e scherzando «nessun pericolo, due coronavirus su 85.000 in terapia intensiva».

Due giorni dopo aver partecipato (crediamo, o era distratto?) al consiglio dei ministri che ha dichiarato lo stato d’emergenza, il ministro della sanità afferma in tutta tranquillità: «non c’è bisogno di nessun allarmismo perché il servizio sanitario nazionale è forte e in grado di tutelare la salute dei propri cittadini», nella stessa sera del “rischio zero” categoricamente sostenuto dal virologo più famoso d’Italia, che ancora il 17 febbraio affermava spavaldo su twitter «il contagio è impossibile»:


Il 5 maggio governo (e cts?) annuncia
5 milioni di tamponi: con direttive ISS
e Oms si è perso almeno un mese
Va precisato che da inizio febbraio l’Oms si era prodigata in una sorta di ‘troncare e sopire’: «è allarme ‘infodemia’», «Oms e Iss scendono in campo contro false teorie e psicosi», anche diffondendo un video esplicativo in cui l’Oms assicura un raggio di diffusione del virus limitato, afferma che si stanno già sviluppando cure e vaccini, insiste che i più esposti sono chi lavora nei mercati con animali vivi (citati più volte, non chi lavora in zoo, o in parchi naturali, o addestra cani o altro), infine nota che dai contagiati (il nuovo male viene cautamente descritto come disturbo variabile, da un raffreddore a una polmonite potenzialmente letale) il rischio si diffonde a chi li cura: cari e personale sanitario.

Subito seguono a ruota esperti e politici nostrani che interpretano, come già visto, miscelando la cautela alla netta negazione di toni di allarme in un’ambiguità che si riscontra spesso, qui in meno di un minuto: «l’errore di sottovalutazione è assolutamente da evitare [...] nella maniera più assoluta, in questo momento il virus in Italia non c’è, è più giusto preoccuparsi dei fulmini», il virologo Burioni continua affermando che la mascherina «non è particolarmente efficace (se lo è) per proteggersi» e che «uno che si alza la mattina e dice io mi voglio contagiare non può farlo».
L’infettivologo Andreoni afferma: «il rischio è oggettivamente molto alto, però non bisogna aspettare questo momento con terrore, anche se arriverà un po’ dappertutto, è un’infezione nella maggior parte delle volte banale», il presidente dell’ISS Brusaferro è netto: “il virus non circola in Italia”, il presidente dell’Ordine nazionale dei biologi, Vincenzo D’Anna: “il coronavirus non è più grave di un’influenza, nelle altre nazioni d’Europa non si registrano casi perché non li cercano” afferma a Radio2, e continua: “in Italia mancano scienziati coraggiosi, molti non parlano perché hanno paura di essere considerati superficiali, le brutte notizie piacciono più di quelle belle e portano titoloni sui giornali [...] non possiamo sparare alle mosche con il cannone!”.

Sin dal principio, l’esecutivo ha costretto le Camere a un ridicolo circuito di produzione normativa di nessuna attualità e urgenza: il decreto olimpiadi, la cosiddetta rc familiare, un’estensione del bonus Renzi, un nuovo decreto legge sulle intercettazioni. Ciò non diversamente dai precedenti governi, che da decenni amministrano senza “governare” comandando a bacchetta i lavori parlamentari insieme alle istituzioni ue (due terzi delle leggi approvate in questa legislatura sono ratifiche di trattati internazionali o conversioni di decreti del governo), ma in questa occasione l’abuso è più grave.

Nel frattempo, mentre ingolfava la democrazia, il governo assumeva, nei confronti del demos, prima i toni rassicuranti testé riportati di Conte, Zingaretti e Speranza e ogni iniziativa volta a minimizzare il pericolo e rassicurare la popolazione, garantendo prontezza ed efficacia delle misure che avrebbero disposto per fronteggiarlo, poi dava inizio a un comportamento persino sbarazzino, sicuramente irresponsabile fatto di vari divertissement del teatrino politico: lo stesso 2 febbraio il sindaco di Firenze, preoccupato di non “offendere” la numerosa comunità cinese locale, lancia immediatamente #abbracciauncinese con gli slogan “mangia un involtino, il vero virus è il razzismo” - di lì a poco ci toccherà invece veder pregiudizievolmente discriminati e respinti turisti italiani, trattati come appestati - ed è presto accompagnato, a partire dal 27 febbraio, dal sindaco di Milano - in quel giorno la Lombardia supera i 400 contagiati - con il demenziale video #milanononsiferma (“In questo momento Milano non può fermarsi, non si deve diffondere il virus della sfiducia: Milano deve andare avanti”), si noti: Sala sapeva bene che l’emergenza era già in corso, tanto che quattro giorni prima, il 23 febbraio, aveva egli stesso chiesto la chiusura di tutte le scuole e le università di Milano, e due giorni prima, il 25 febbraio, era stato rinviato il Salone del Mobile.
Ad accompagnarlo non poteva mancare il sostegno dello stesso Zingaretti con gli “aperitivi solidali”, interessato non solo a promuovere la sua immagine - nella continua rincorsa del pavone Renzi - ma anche a scacciare gli spettri di una probabile crisi di governo nutrita dai mal di pancia incrociati tra renziani e grillini: “Niente panico, isolare i focolai. Il governissimo? Non c’è la crisi”.

Non è facile districare adesso i fili confusamente intrecciati della narrazione politico-mediatica e stesi a coprire giorni che sembrano ormai lontanissimi, è però necessario evidenziare che il ‘morbo’ era già da tempo in Italia: «Ma hanno tutti la polmonite da queste parti?» si chiede un medico di base bresciano nell'ottobre 2019. A Piacenza, nella settimana di natale, erano stati ricoverati in 44 all’ospedale per una polmonite, sotto accusa l’inquinamento e gli sbalzi termici.

È altresì necessario sottolineare che, come riportato anche da un quotidiano certamente non ostile, il governo già conosceva il pericolo incombente ben prima del periodo a cavallo di quegli inutili decreti, scrive il Fatto: «Il 5 gennaio il ministero della Salute invia a vari enti tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, l’ospedale Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano una nota di tre pagine, oggetto: “Polmonite da eziologia sconosciuta” [...] Ai primi di febbraio addirittura si ha la certezza che SarsCov2 manderà al collasso le terapie intensive, mancano tre settimane al caos, ma la macchina istituzionale non parte [...] Gli italiani nulla immaginano. I vertici sanitari invece sì, ma queste sintomatologie non vengono trasmesse a quei medici di base che stanno sul territorio».

La macchina istituzionale non è partita perché chi ne aveva - e ha - le chiavi ha preferito baloccarsi altrimenti, con temi polemici in cui gli opposti cerchiobottismi hanno avuto modo di stracciarsi le vesti a favor di telecamere e media a-social: se nel governo sono ‘ore gonfie di tensione’ per vitalizi e prescrizione, ci si consola con le notizie sulla Gregoretti, e nello stesso giorno in cui arriva il primo contagiato ufficiale in Italia, c’è persino chi arriva a cianciare di riforme elettorali e istituzionali. Poco prima c’era stata l’ennesima magra figura all’€gruppo col cappello in mano e successivamente, alle prime difficoltà sanitarie, fortemente localizzate, arriva l'apice della vergogna, il momento Cadorna.
Davvero tutto il peggio del campionario teatral-politicante viene squadernato dinanzi agli occhi di un Paese sull'orlo del baratro da un personale politico evidentemente indifferente.

Ad esempio, senza alzare un sopracciglio, da una acritica (perché ideologica) decennale esaltazione della libera circolazione delle persone (a dire il vero favorendo il flusso attraverso le frontiere in un modo ben preciso: spintanea uscita da parte dei giovani e libera entrata per ‘migranti’ e capitali) si è affiancata l’imposizione della quarantena per ogni cittadino recluso nelle proprie (se va bene) quattro mura: da ‘nessun uomo è illegale’ siamo passati alla totale criminalizzazione del più semplice, normale e sano atto civile, la passeggiata, per ogni e ciascuno cittadino italiano, mentre gli sbarchi non si sono arrestati - a dimostrare plasticamente insensata incoerenza -, esacerbando con un’assurda coazione a ripetere le solite polemiche, di tutto c’era bisogno tranne questo.

L’8 marzo avveniva la svolta: annunciazione (intesa) solenne dell’imposizione di una clausura con un comunicato a mezzo decreto personale, a voce, notturno e in diretta tv, ma la messa in quarantena del Nord Italia veniva anticipata in bozza già dalle 20:15 sui siti di Corriere e Repubblica per una gravissima fuga di notizie, scatenando il caos e provocando l’assalto ai treni verso il sud Italia dalle stazioni di Milano, poi strumentalmente stigmatizzato. Cinque ore di vuoto assoluto hanno creato il panico e solo poi, con comodo, dopo il pranzo della giornata seguente, il blocco veniva concretizzato nero su bianco via dpcm - sigla fino ad allora sconosciuta ai più - abusando dunque di una delega parlamentare, Conte imponeva la massima restrizione possibile annullando la libertà di circolazione, cancellando la libertà di associazione e “si compiva la più ampia compressione di diritti e libertà della storia repubblicana sotto la diretta responsabilità del presidente del consiglio.”
L’atto in sé, usare uno strumento amministrativo per ordinare al Popolo cosa si fa e cosa no, in spregio delle libertà sancite dalla Costituzione, aggirando così il controllo del Parlamento, del Presidente della Repubblica e dello stesso, proprio, consiglio dei ministri è una vera e propria bestemmia costituzionale, che è mistificatorio addebitare all’immobilità di un potere legislativo posto ormai in cattività, da tempo umiliato e dunque messo in condizione di non disturbare il manovratore, come è vergognoso indicare come necessitata dall’emergenza sanitaria: abbiamo fin qui potuto osservare quanto tempo prezioso sia stato sprecato!

La messa in scena dell’atto racconta invece qualcosa in più e che non deve sfuggire: l’ora tarda carica il momento di enorme gravità, ma il contenuto della decisione è già trapelato, diventa dunque l'esposizione di un rito - e molti altri l’hanno seguito -, il caos conseguente alla soffiata probabilmente ha reso la decisione più dura - o ha dato fittizia motivazione a una durezza premeditata? - certo è che da quel momento in avanti si è surrettiziamente instaurata una relazione paternalistica che ha snaturato completamente, come mai prima, quella tra governante e governati.
Il presidente del consiglio ha preso la parola nel cuore di quella notte e, da allora in poi, ci ha detto cosa si può fare, e cosa no, in una disintermediazione doppia: ha aggirato a colpi di dpcm ogni controllo democratico e di legittimità delle sue decisioni e grazie a mezzi tecnologici palmari interconnessi hanno portato le sue parole fin nelle camere da letto di milioni di italiani assonnati e con successive dirette e bollettini ha diretto in esclusiva la quasi totalità della comunicazione.
La grave malattia della Repubblica di cui spesso abbiam visto i sintomi ha così evidenziato una pesante accelerazione. Se in questo Paese si è deciso di costruire una democrazia parlamentare è esattamente per evitare una tale situazione.

Ma visitiamo più da vicino (o non finisce qui questa..) questa galleria degli orrori governativi, si compone di molti filoni: cominciamo con il valzer dei miliardi, si è perso il conto degli annunci “pronte le misure economiche per lavoro e famiglie”, ci hanno assicurato sospensione dei mutui, cassa integrazione rafforzata, congedi parentali, voucher baby sitter, dall'1 marzo Gualtieri assicura: “Aiuti per 3,6 miliardi e l'Europa ci dirà sì”, quattro giorni dopo le risorse raddoppiano, dopo altri 5 giorni si assicura: “venerdì decreto da 12 miliardi, potenziamento degli ammortizzatori, obiettivo è che nessuno perda il lavoro” e nello stesso lancio si parla di 12 miliardi, ma “fino al livello monstre di 25 miliardi” - a mostrare chiarezza di idee! - dopo altri quattro giorni si rilancia magnificamente: «Questa è una manovra poderosa, muoviamo flussi per 350 miliardi» ma il ‘denaro fresco’ resta a 25 miliardi, per il resto si cita un fantomatico ‘effetto leva’.
Ci sono condizioni di accesso agli ‘aiuti’ e qualcuno ad esempio chiede: “Come fa un professionista a dimostrare ORA la diminuzione del 33% del fatturato, dato che, laddove riscuota, lo fa spesso ad anni di distanza dall’incarico?” In altre parole: “le tasse le paghi fra due mesi; gli stessi due mesi in cui non hai incassato un cazzo.” Anche la gestione dei tempi è significativa: “il Decreto Legge del 17 marzo, uscito in gazzetta il 18 marzo, proroga al 20 marzo i termini scaduti il 16 marzo.” Ennesimo disastro annunciato.
Dieci giorni dopo - verso la fine di marzo - restano i 25 miliardi e si cerca di concretizzare nel’imminente, pluriannunciato ‘decreto aprile’ - cui si stava lavorando da almeno dieci giorni - quelle “misure per lavoro e famiglie” di cui si vagheggiava almeno dall'inizio di marzo: 600 euro agli autonomi, aiuti alle famiglie, pagamento dei debiti statali, e la solita lista della spesa.
Nel frattempo si sparge un po' di fumo negli occhi invitando alla ‘cabina di regia’ le opposizioni - dopo diverse pressioni del capo dello stato, per condividere il peso di decisioni evidentemente impopolari - fatta fallire per evitare ogni possibilità di ‘governissimo’ che avrebbe significato cedere il passo a Draghi.
Altri dieci dopo ancora niente decreto ma continua il rilancio: “oltre 400 miliardi l’intervento complessivo” e finalmente si parla di liquidità a fondo perduto, ma arrivati a questo punto, dopo aver sentito il ministro della salute dire “Paese più forte del virus” e Conte: “La vita deve continuare in Italia, dobbiamo mantenerci flessibili”, ma tu sei in ginocchio e in una rigidissima clausura, tendi a non avere più fiducia.
Ma il valzer continua: prestiti e indennizzi per 40 miliardi di liquidità a fondo perduto, cifre ballerine anche nello stesso articolo (sarà colpa di chi detta, di chi scrive o di entrambi?), arriva il bonus per i figli, il 24 aprile arriva il decreto aprile con 150 miliardi e la foto di Conte che firma (allora è fatta!), no: il 4 maggio al decreto aprile mancano ancora le coperture e il 21 maggio sparisce anche il bonus figli, se ne riparlerà l’anno prossimo, forse. Mai domo, il giorno appresso, Conte annuncia un piano choc (?) per i cantieri, insieme al gemello diverso Renzi cui piace sempre tale giostra, ma è dal 13 marzo che assicurano: ‘pronte le misure!’, il Paese è stanco.
‘Decreto aprile’ e ‘600 euro agli autonomi’ rimarranno probabilmente nella storia come motti di una farsesca discesa agli inferi per il tessuto economico e sociale italiano.

Persino più ridicolo, perché fintamente altalenante e ormai stantio è il valzr, telenovela in mille e passa puntate, il cui canovaccio riserva poche sorprese: c’è qualche furbetto che prova a scappare col bottino, al massimo avviene qualche colpo di scena che si prova subito a sopire per andare avanti come al solito, ‘beggar thy neighbour’, e far finta di nulla.
Si sarebbe potuto risolvere entrambe le questioni con un colpo solo, trovare una stabilità con i partner europei e insieme trovare le risorse finanziarie per le politiche anticicliche di cui ci sarebbe bisogno, sarebbe bastato prendere atto che c'è ancora fiducia in noi, nelle nostre capacità e potenzialità, ce ne da prova praticamente ad ogni asta del debito - l’ultima ha visto un ‘collocamento record’ - ormai da mesi, pur nella tempesta e pur guidati da schettino e più schettino.

A dare l’idea della ridicola pantomima in atto basti notare che buona parte dell’intero (reale) ammontare degli aiuti europei che forse potrebbero arrivare, chissà quando, dall’accesso a strumenti come esm o erf, sono già stati reperiti nelle aste svolte in questi ultimi mesi, non servono dunque agli scopi sbandierati - cioè reperire risorse: le abbiamo già trovate - e quindi servono ad altro.
Servono certamente alla maggioranza di governo per puntellare la narrazione retorica e conservare lo status quo, sia sul fronte interno: per rappresentare - grazie al solito infoteinment - il governo come impegnato in una durissima battaglia, sia sul fronte esterno verso l’crazia: per cui l’Italia deve continuare a giocare un ruolo subalterno e quindi si gonfia l’attesa messianica e avvilente degli aiuti, ma si sa, «gli aiuti umanitari hanno l’obiettivo di mantenere le popolazioni in una condizione di passività e dipendenza», è vero nel rapporto tra l’Africa e l’Europa, resta vero tra noi e l’ue.

L’esibizione delle molte spade di Damocle finanziarie pendenti sulle nostre teste è però servita anche alle opposizioni che oltre a fregarsi le mani sperando in un inciampo del governo, hanno tentato in ogni modo di polarizzare l'attenzione sul mes e i suoi fratelli sia per distoglierla da altri imbarazzanti argomenti, sia per compattare e se possibile accrescere il proprio consenso.

Siamo abituati ad avere i riflettori continentali puntati addosso come fragile malato prossimo al tracollo, essere stati colpiti prima da questa crisi (solo ‘ufficialmente’) ci ha dato l’opportunità di chiuderla e riprenderci prima degli altri, ma il governo che «non abbiamo sottovalutato nulla» ci ha esposto a una maggiore fragilità sia interna, sia internazionale e invece di sfruttare quell’ipotetico vantaggio, ha preferito alternare la finta carota di una nuova normalità al bastone di una certa seconda ondata con fare paternalistico e totale noncuranza dell’immane sofferenza psichica e sociale che pure ha avuto occasione e disponibilità di tempo e risorse per prevenire ed evitare. 

Con la stessa noncuranza ha mandato allo sbaraglio il personale sanitario, in prima linea senza protezioni, ne è inevitabilmente seguito l’estremo sacrificio,


Nel forzato asservimento che l’attuale governo ha preteso dal Popolo, sottomesso a regole illogiche, innaturali e del tutto arbitrarie c’è il pervicace tentativo di costruire una cieca obbedienza, di cui usufruire per il proprio ego, quando non la si deve portare - con le orecchie - in dono ai propri dante causa.

L’accesso diretto del ‘premier’, sfogando la propria predilezione per la disintermediazione, nelle case degli italiani ha forse convinto molti: gli è stato dato agio per dipingersi uomo forte, decisionista e ‘credibile’ - probabile preludio a un prolungato esercizio dello stesso autoritarismo di cui ha fatto finora sfoggio - ma a quale scopo? Per portarci dove?
La posizione precaria e gregaria tenuta nei consessi internazionali, lo designa al massimo come aspirante viceré di una colonia.

Termini ora questo abuso e rassegni le sue dimissioni!


(articolo apparso il 6 giugno 2020 sul blog di Frontiere)

domenica 19 gennaio 2020

Parenti serpenti

C'era una volta la promessa di un referendum per uscire dall'euro e l'accordo con Nigel Farage, poi ci fu il tentato flirt con l'alde a negare la natura 'euroscettica' del m5s e il 2 di picche ricevuto in risposta, poi venne la liason con la lega per smentire anche in chiave nazionale il "noi alleanze non ne facciamo", poi - dopo aver fatto campagna per "cambiare l'europa da dentro" come dei qualsiasi tsiprasiani fuori tempo massimo - l'abbocco alla von der leyen cui seguì il fin qui definitivo accordo col pd per sbugiardare tutto quanto.
Insomma qui trovate un chiaro e pratico quadro riassuntivo.

Nel seguito invece trovate la trascrizione di un atipico intervento di un 'economista di sinistra' a una 'scuola di formazione politica' di destra che, seppur datato 24 gennaio 2016, descrive in termini che ancor oggi suonano come rivelatori i due partiti che, nati nemici giurati, si trovano oggi insieme al governo.








Domanda: «Hai detto che se Renzi si convertisse dovremmo accoglierlo alla casa del padre»
  
Risposta: «Si dicono tante cose... Comincio col ringraziarvi per l'invito e, visto che siete al termine di una giornata di lavori che suppongo piuttosto intensa, allieto la vostra atmosfera raccontandovi un aneddoto, voi sapete che io sono di sinistra, no?
Quindi avrei dovuto essere a Parigi alla presentazione del piano b europeo della sinistra di sinistra sulla quale poi ci divertiremo abbondantemente, passando per Renzi naturalmente, ma all'ultimo gli organizzatori hanno fatto sapere che c'era un problema con gli oratori. Io pensavo "mah! sono amico di Sapir, che ha preso a pesci in faccia Melenchon un sacco di volte, ho scritto io stesso nel mio blog un post in francese per dire a Melenchon che era l'utile idiota di Hollande, cioè del grande capitale finanziario transnazionale, magari se ne sono accorti e quindi giustamente da fastidio che io intervenga, va bene così".
E invece no, il problema era un'altro, sapete qual'era? Che non sono una donna, avevano bisogno di quote rosa. Allora sono arrivato qua, sono in compagnia di una stupenda relatrice - non Armando, salto una posizione - accolto da due meravigliose ragazze dello staff, le quote rosa le ho trovate qui e ho visto le foto di Parigi: una sala squallida con poche persone. Questa sala è molto bella, l'ultima volta che ci son stato ero seduto al mio clavicembalo, facevamo un concerto di Telemann, Vivaldi e Händel e c'era meno pubblico perché chiaramente la musica del Settecento interessa meno dei problemi dei nostri anni.

Come trattare il giovanotto, cioè Renzi? Ha ragione chi ha parlato prima di me, l'onorevole Saltamartini, abbiamo a che fare con un opportunista, però d'altra parte, noi non possiamo biasimare una persona perché vuole sopravvivere, l'istinto di conservazione ce l'abbiamo tutti e Renzi è in un momento estremamente critico della sua carriera.
C'è il problema della banche, importante non per il percorso aneddotico delle porcate che può aver fatto, non è così rilevante se suo padre, il padre della Boschi, va benissimo è roba per il Fatto quotidiano, che dopo la scomparsa di Berlusconi è rimasto privo di qualcuno di cui parlare male, della sua ragion d'essere, adesso finalmente se Renzi fa qualche porcata il Fatto quotidiano può ricominciare ad avere dei temi rilevanti, il tema rilevante in realtà è un altro: in un paese in cui le banche fanno le banche - cioè prestano soldi agli imprenditori - dopo l'ottavo anno di crisi ormai (perché entriamo nell'ottavo anno di crisi!) è abbastanza chiaro che gli imprenditori essendo sdraiati non possono più restituire regolarmente alle aziende di credito i prestiti che hanno ricevuto
Questo fa si che in Italia ci sia una percentuale anomala di sofferenze rispetto al prodotto interno lordo, quasi il 20% e crescente. Il che significa che vengono iscritte a bilancio a un valore scontato perché tu non puoi mettere a bilancio a 100 delle somme per cui sai che se va bene ti verrà ridato 50, da qui deriva tutta una serie di altre conseguenze, abbiamo tutti visto il modo un po' approssimativo con cui è stata gestita la crisi delle quattro banche, uno degli elementi che - come ci ricorda sempre Claudio Borghi - rende particolarmente critico e approssimativo il modus operandi del governo è l'aver valutato al 17% i crediti inesigibili e se si applicasse lo stesso criterio al Monte dei paschi sarebbe la fine del sistema bancario italiano, ma dopo che il Monte dei paschi in borsa si era più che dimezzato di valore e dopo che Serra aveva fatto ampia incetta delle azioni del Monte dei paschi - Serra è un, non è un nemico di Renzi, come credo sappiate, è quello che gli ha pagato la campagna elettorale, sembra, c'è una simpatia lecita, lo stesso Renzi se sta lì starà simpatico a qualcuno - dopo che questo qui ha fatto una sbaraccatata di azioni, finalmente si è scoperto che il Monte dei paschi è troppo grande per fallire, è stato dichiarato fuori dalle regole del bail-in in quanto 'banca sistemica'.
Vedete il tipo di problematiche che sorgono: faccio sorgere un gran casino, una banca si svaluta, cioè le sue azioni crollano, quando costano poco il mio amico le compra e il giorno dopo si scopre che quella banca non può fallire e le azioni crescono. Guardate che a me questo non scandalizza, fa parte di come funziona il capitalismo. Se vi leggete Stendhal, però non solo 'Il rosso e il nero' e 'La certosa di Parma', i romanzi un pochino più di nicchia, quelli da intellettuali per esempio 'Lucien Leuwen', c'è una storia di insider trading che è esattamente questa: il re - che a quel tempo faceva un po' quello che fa oggi Renzi, cioè il comitato d'affari della grande finanza internazionale, in Francia - interviene e fa delle operazioni di insider trading. È sempre successo, non è questo che mi scandalizza, punto fondamentale è che c'è una tendenza oggettiva.

Prima l'onorevole parlava di 'questa Europa', noi non abbiamo 'un'altra Europa', l'Europa è questa, non c'è questa Europa perché non c'è un'altra Europa. Il disegno di integrazione europea è un disegno insensato a prescindere dalla dimensione economica, a prescindere dalla dimensione monetaria, è un disegno che ha delle radici geopolitiche lunghe molto evidenti, assolutamente banali: l'Europa continentale sostanzialmente ha perso una guerra, mezza Francia non era con gli Alleati, tutta la Germania e tutta l'Italia erano nell'Asse, vi risparmio le frattaglie, la Spagna era fuori perché aveva risolto prima i suoi problemi come sapete - cioè con la dittatura di Franco che poi ci saremmo portati fino all'epoca della gioventù - serviva un cuscinetto fra gli Stati Uniti e il Patto di Varsavia, serviva che noi stessimo insieme, questo è il motivo per cui ci è stata istillata l'idea degli Stati Uniti d'Europa, un'idea che non ha senso e che fatalmente implica la distruzione della politica.
Direte 'mah, della politica che me ne frega? basta pagare poche tasse, fare il mio lavoro, alzarmi la mattina, avere un lavoro', ma la politica è anche questo, la politica è la vostra possibilità maggiore o minore di poter rappresentare i vostri interessi e soddisfare queste vostre ambizioni, il disegno europeo nasce sul presupposto che voi non contate niente, conta quello che decidono gli oligarchi.
Questa non è un'idea mia, ve l'hanno detto loro, già nel manifesto di Ventotene si dice che il metodo democratico deve essere soppresso perché il popolo poverino non sa quello che c'è da fare quando ci sono problemi, quando c'è una crisi.
Queste persone ancora oggi che c'è una crisi, diversa, meno grave di quella bellica, pensano che voi non sappiate dove andare e pensano quindi di doversi sostituire al processo politico.

Venire qui per me è un'operazione un po' delicata - la faccio con grande piacere - perché se Matteo Salvini è l'unico politico che ha riconosciuto esplicitamente il valore del lavoro di analisi e anche di diagnosi della crisi che ho fatto, non vedo perché mi debba stare antipatico uno che parla bene di me rispetto a uno che mi calunnia, poi magari non la penso come lui su tante cose ma chiaramente non ci può essere animosità.
Al di là delle simpatie o antipatie personali, per me essere qui è una cosa molto delicata perché chiaramente poi succede che vado in televisione e mi trovo di fronte il politico di turno che mi dice 'ah ma tu sei l'ideologo della lega!' La figurella la fa lui perché chiaramente questo tipo di argomenti denunciano l'impossibilità di confrontarsi sui temi però essere qui banale non è, non è che sono l'eroe di sinistra che fa l'incursione nel campo nemico - tutt'altro, caso mai sarebbe... - però apprezzo l'apertura che fa Salvini e nel suo messaggio c'è una cosa che apprezzo tantissimo e credo che sia il vero punto di forza - che secondo me Renzi ha totalmente perso di vista - è l'aspirazione alla normalità, cioè proporre come obiettivo quello di fare quella cosa che oggi è diventata rivoluzionaria, cioè fare una vita normale, ed è diventata rivoluzionaria perché il capitale e non 'asinistra ha fatto la rivoluzione e ha vinto lui. E adesso noi dobbiamo riprenderci quello che è nostro.»


Domanda: «Mi ha ispirato il tuo riferimento a Stendhal e mi è venuto in mente che Tolstoj scrisse un piccolo saggio, non molto famoso, 'Perché la gente si droga' e anticipava in qualche modo la fine di quel concetto che poi divenne il marxismo, il comunismo, cioè gli individui si faranno infarcire da nuovi bisogni da cui saranno dipendenti e quindi il mercato diventerà il loro nuovo padrone.
Dicevi "io sono di sinistra, ma sono qui", il punto non è che in Italia ti manca un contenitore importante di sinistra? Se la sinistra è venuta meno per la trasformazione delle classi operaie che si sono imborghesite ma è di sinistra o di destra quello che sta invece creando una nuova forma di assistenzialismo che si trasforma nell'elemosina di stato a quello che viene sottratto un lavoro per rimanere a casa?»

Risposta: «Una bella domanda, molto ricca, intanto vorrei rimarcare una cosa, quando ero giovane io c'erano ancora 'le Frattocchie', che era una scuola di formazione politica permanente del partito comunista. A quell'epoca per militare a sinistra si riteneva che si dovesse leggere qualche libro, ora l'antropologia renziana - sulla quale molto garbatamente prima ci ha intrattenuto l'onorevole Saltamartini con la perfidia con la quale donne parlano di altre donne, ma anche uomini parlano di altri uomini - ci fa capire che quei tempi sono definitivamente tramontati.
Ciò non toglie che, presentando il mio libro, Alfredo D'Attorre - uno di quei politici che stimiamo perché colto, preparato, anche coraggioso, perché ha avuto il coraggio di lasciare il Titanic di Renzi che sta per schiantarsi, l'acqua intorno è fredda e quindi prima dello schianto il gesto è coraggioso - disse "il libro è profondamente vicino ai valori progressisti, se ci fossero ancora 'le Frattocchie' andrebbe studiato, non dico accettato in tutto ma sicuramente studiato" e io dico "infatti fra un paio di settimane vado alle frattocchie verdi e la settimana dopo alle frattocchie nere e mancano solo quelle rosse", perché come voi sapete c'è anche l'iniziativa concorrente di un pezzo di destra.
Il problema culturale è rilevantissimo!

Prima l'onorevole Saltamartini ha parlato di "quando qualcuno ha riposto delle speranze in Renzi" io no, l'ho scritto. Perché non era possibile riporre delle speranze in Renzi, avrebbe potuto essere il mahatma Gandhi, Alessandro magno, Giulio Cesare, Gesù cristo, qualsiasi premier voi mettiate oggi a palazzo Chigi, o esce dall'euro o non può fare niente, punto.
Io ho avuto una fortuna incredibile perché ho detto queste cose quando erano poco di moda, non se ne parlava, sembrava un gesto di coraggio dire quello che sta scritto nei libri di testo di economia, allora io ho copiato il libro di testo di economia, ci ho aggiunto due o tre cazzatelle sulla mia vita personale per renderle un pochino divertenti e ecco qua un grande successo editoriale, basta poco, che ce vo'!
Ma, attenzione, ora quello che dico non necessita di più di un percorso che passi attraverso l'uso delle quattro operazioni e capire cos'è il tasso di cambio, non ve lo chiedo, so che è difficile, guardate cosa è successo in Grecia: nel giro di un anno tre volte il popolo si espresso per avere una cosa e tre volte gli è stata imposta una soma ancora più pesante!

Quando dico il popolo, perché lo so, non fate i furbi con me, io lo so che dentro di voi c'è qualcuno che se sterminano i dipendenti pubblici dentro di sé gode, gode come lo squalo quando sente l'odore del sangue, ma alla fine arrivano anche da voi, cioè se voi non capite che non ce n'è più per nessuno e che quindi l'imprenditore deve essere solidale con il dipendente pubblico, che deve essere solidale con l'artigiano, che deve essere solidale con l'insegnante, che non si deve far rodere il culo quando vede che il commerciante c'ha il suv, che deve capire che il problema è che noi dobbiamo riprenderci il nostro paese, se non si passa da lì, morirete tutti.
E io con voi, purtroppo. Io me ne vado in Australia, però se non faccio in tempo muoio anch'io.

Questo è un punto rilevante, perché significa che quello che manca oggi in Italia non è tanto, senz'altro anche un partito che sappia incarnare gli interessi dei lavoratori, potrebbe tranquillamente essere la lega, manca oggi un partito interclassista come era la democrazia cristiana, erede della democrazia cristiana è il partito democratico e infatti ha le correnti e infatti si sgretola, è un partito che però si è posto al servizio di un'unica classe: la grande finanza internazionale.
Tutti gli atti politici rilevanti del partito democratico vanno in questo senso, vanno in questa direzione.

Che cosa ha chiesto, da sempre, fondamentalmente dalla fine del diciannovesimo secolo, da centocinquant'anni a questa parte, il grande capitale?
Ha chiesto fondamentalmente cessioni di sovranità, ha chiesto che lo spazio economico diventasse uno spazio transnazionale perché il capitale va dove gli pare e naturalmente i lavoratori non possono andare dove gli pare e quindi in questo spazio aperto il lavoro perde, l'esempio che faccio sempre se in un'azienda c'è un problema è molto facile per un imprenditore delocalizzare, molto meno facile è per il lavoratore delocalizzarsi.
La lega ha sicuramente intercettato un vuoto di offerta politica nel senso che con Renzi che fa finta di essere di sinistra, ma in effetti è il partito dell'establishment, delle grandi banche, a destra mancava qualcosa, Berlusconi che si sta sgretolando, quindi essere il leader propulsivo, uno che dice qualcosa di destra, è senz'altro un'idea di marketing che può avere un senso.
Vediamola dal lato della domanda però: quando ci sono state le europee e quindi c'è stata l'affermazione dei movimenti critici verso l'Europa, s'è capito che anche se il governo, anche se un'intera classe politica, di qualsiasi colore - come ricordava l'onorevole Saltamartini - non è pronta ad ammetterlo, al di là dell'offerta e dell'etichetta 'io so' de destra', 'io so' de sinistra', 'io so' nero', 'io so' rosso', c'è una enorme domanda di recupero di spazi politici, di spazi di sovranità, di uscita dall'Europa, questa domanda sta crescendo, sicuramente la lega ne ha beneficiato.
La percezione, credo, che i leader della lega hanno è di aver beneficiato molto più del tema dell'immigrazione che del tema economico, probabilmente è una percezione corretta, perché l'immigrato lo vedi, è diverso da te, non è facile accostarsi a un diverso, che arriva in condizioni più o meno di fortuna, quello è un tema molto urticante, è un tema che peraltro la sinistra dovrebbe imparare a fare proprio perché gli immigrati non finiscono ai parioli, finiscono ai quartieri popolari, ergo se tu sei er partito der popolo, ti dovresti preoccupare di gestire il fenomeno, è banale, questo a porte chiuse, coi politici per esempio di sinistra italiana, son tutti d'accordo, poi escono 'no, Salvini xenofobo!' no, scusate, con chi ho parlato prima?
Però la sensazione è che adesso sia cambiato qualcosa e spero che Salvini, cioè lo spero per lui, perché per me no, oddio lui ha detto che se vince mi fa ministro quindi potrei anche mettere una fiche su questo, voglio aiutare me stesso a diventare ministro, per aiutare me stesso a diventare ministro, cioè Salvini a diventare primo ministro, mi sentirei di dargli questo suggerimento: il tema dell'immigrazione ha sorpassato in rilevanza quello della moneta come indicatore di cosa c'è che non funziona in Europa e non è più il tema der veneto che si mette il casco con le corna e va a fa' casino perché c'ha accanto il campo rom, è proprio il tema della gestione di interi flussi di popolazioni fatti nell'interesse esclusivo del paese del paese egemone, della Germania che ha chiamato queste persone, e perché le ha chiamate perché Angela Merkel è buona e c'ha la tonaca con la doppia lista azzurra come madre Teresa di Calcutta?
No, perché gli imprenditori tedeschi hanno bisogno di poracci per schiacciare i salari! Perché la Germania vince solo se trucca i conti!

Dopodiché però quel costo lo paghiamo noi!
Se Matteo Salvini riuscirà - ma non glielo devo dire io, non è un pizzino che gli sto mandando, se volessi gli telefonerei, ma io ho grosso rispetto per chi fa il lavoro della politica, di cui giustamente l'onorevole Saltamartini rivendicava la specificità e la dimensione tecnica - a essere un po' meno 'ruspa' e un po' più 'Europa' considerando che adesso la Merkel gli ha alzato una palla incredibile che lui deve solo schiacciare, risolve un grosso problema. E vi dico due cose, io giro l'Italia, chi mi segue sa perché, chi non mi segue pensa 'sti cazzi' e vedo tutti - siamo registrati ovviamente, questo viene consegnato alla storia, e vabbè, pace, la mia carriera accademica è comunque distrutta per le cose che dico senza parolacce, posso anche dire ogni tanto delle parolacce - giro l'Italia e incontro l'operaio, l'imprenditore, tutti dicono "se avesse altri toni lo voterei" soggetto sottinteso ms, che non so' le sigarette è Salvini, questo purtroppo è un tema rilevante (dal pubblico: ) "ma non avrebbe attirato l'attenzione" e adesso l'attenzione ce l'ha, è giunto il momento di capire se portare all'incasso l'attenzione che si è avuta, volevo dire un'altra cosa ma me la son dimenticata, cedo la parola.»


Domanda: «C'è qualcuno che sostiene che se Salvini e Grillo si mettessero assieme potrebbero vincere le elezioni e uscire dall'euro, se non che Grillo di uscire dall'euro non parla più.»
  
Risposta: «In un momento in cui giornali nazionali e internazionali erano tutti convinti che Grillo fosse l'araldo del movimento cosiddetto antieuro in Europa e in Italia, io dissi molto chiaramente che secondo me non era così, era assolutamente evidente perché nel messaggio politico del suo partito c'era ben palese, presentata abilmente, una fortissima impronta liberista, cioè il messaggio del grillino tipo che appiattisce tutto su una cosa che non è politica, perché se non ce l'hai sei un criminale - quindi è un rilievo giuridico di diritto penale -, cioè l'onestà e il discorso della casta e della cricca, questo discorso fondamentalmente volto a far vedere la politica e lo Stato come un nemico, questo è esattamente un messaggio liberista. Ora l'euro è uno strumento del liberismo, quindi Grillo stava facendo pubblicità all'euro.
Questo lo dissi quattro anni fa, in questi quattro anni avete poi visto qualcosa di concreto fatto dal 5stelle contro l'euro? Io no, qualcuno di voi l'ha visto? Secondo me l'unico atto concreto contro l'euro l'ha fatto Salvini quando ha fatto informazione correttamente prima della campagna per le europee. Indipendentemente dal fatto che abbia poi anche preso posizione.
L'euro va spiegato, se non lo si spiega dopo diventa tutto un pochino più complesso e soprattutto più ambiguo.
Perché se non si capisce che l'euro è un progetto per aumentare la disuguaglianza, poi non si capisce perché a valle vengano fatte riforme che comprimono la democrazia!
L'euro è fatto perché la maggior parte delle persone, che è quella che guadagna poco, guadagni ancora di meno, un giorno queste persone lo capiranno, non ci sono santi... E quando i più capiranno bisognerà che la 'democrazia' sia blindata perché altrimenti gli equilibri politici si ribalteranno!
Quindi non puoi volere l'euro e volere la democrazia! Si è come volere le camere a gas, aprire la doccia e poi voler sopravvivere, non funziona così, questo va capito, Grillo non ha fatto nulla, Grillo è la nostra rivoluzione colorata, color camicia bianca: è un colossale, estremamente ben architettato meccanismo di gestione del dissenso.
Una volta, al tempo della democrazia cristiana, che se ce la ridessero forse staremo meglio, il potere gestiva il consenso: c'era Bernabé in Rai, c'erano le veline, lui diceva quello che si doveva dire, adesso è diverso, siamo diventati più democratici, ognuno può dire quello che vuole, bisogna gestire il dissenso. Bisogna che chi è contro il sistema sia incanalato in una direzione in cui sia sterile ogni suo gesto politico, e questo è ciò a cui serve il cinquestelle.
Io l'ho visto ieri, ero a Corviale, ormai sono trasversale, ieri a Corviale c'era un eurodeputato proiettato da Bruxelles che presentava il libro di Barra Caracciolo, un libro un po' complesso ma che vi esorterei comunque - se i temi vi appassionano - a consultare proprio perché spiega in che modo oggi arriviamo a un punto critico di una battaglia che dura da 150 anni, quella fra il principio liberista che ispira l'azione della grande finanza, di chi è potente [e lo Stato]: chi è potente - ovviamente - dello Stato se ne fotte: vuole solo fare quello che gli pare!
Lo Stato serve a chi è debole, questo va capito! se non si capisce questo ci si suicida!
Dopodiché lo Stato ha i suoi limiti: può esistere il funzionario corrotto, può esistere quello che ti fa perdere tempo, va bene, ne parleremo quando l’acqua sarà privata, quando tutte le scuole saranno private, quando tutta la sanità sarà privata, avere i soldi per permettervelo? Cominciamo a parlare di questo.

Se non si parte dal capire in che direzione si sta andando, in una direzione di compressione dei diritti economici, non si capisce che insieme a questo c’è una compressione dei diritti politici!

Sono totalmente d'accordo con tutto quello che ha detto l'onorevole Saltamartini sulla 'riforma', la inserisco in un quadro fosco che è quello di come veniamo governati, delle regole economiche che ci vengono dall'Europa, ma voglio dirvi in questa direzione..ormai gli economisti... non li sopporto, non sopporto l’ipocrisia di chi si è venduto per mentire dicendo cose che non stavano scritte in nessun libro e sostenendo un progetto che schiaccia i suoi concittadini mentre lui pensa di essere al riparo dalla crisi che provoca mentendo... il modo in cui si presentano oggi, nel 2016, a dire, come se se le fossero inventate loro, le cose che io nel 2011 proponevo umilmente perché le avevo viste scritte in articoli del 2007-8, nel 1956...
Gli economisti si sono comportati in un modo moralmente censurabile! Allora mi sto avvicinando ai giuristi, vado ai convegni dei giuristi e scopro che in tutta Europa sono in atto riforme che vanno nel senso del neocentralismo... a me non me ne frega niente dei vostri problemi tra nord e sud, però voi che siete un partito che ha posto un problema che esiste e che la sinistra si deve porre, scherzi a parte, cioé quello del dualismo tra nord e sud ma non se lo pone, perché? perché ne parla salvini, capito? ecco questo per me è inaccettabile!
Vi dovete porre il problema che tutta Europa sta andando verso il centralismo: quello che succede qui con il Senato, in Germania sta succedendo col Bundesrat: negli ultimi dieci anni hanno fatto quattro riforme costituzionali tutte per comprimere i poteri della camera dei länder, la camera delle regioni.
Perché? Perché centralizzando si risparmia! 



Cioè il movente economico basato sul presupposto FALSO che siamo in una crisi da debito pubblico, non vi faccio la lezioncina, ve l’hanno fatta altri, se ve l’hanno fatta bene dovreste sapere che il debito pubblico stava diminuendo in tutta europa prima della crisi, mentre stavano aumentando i debiti privati cioè i crediti delle banche, questo lo sapete.
Sulla base di questa scusa si va all’attacco dello Stato dicendo che per ridurre la spesa devi ridurre i livelli di governo, devi ridurre le autonomie locali, devi ridurre la democrazia, devi ridurre le cariche elettive, ma questo non solo quiCapito qual è il pericolo?

Su questo credo che voi abbiate buon gioco a fare una battaglia, che tutto sommato è nelle vostre corde. Avete il problema di diventare un partito 'nazionale', riconoscendo il valore dei Territori, certo che se dite "forza Vesuvio" va a finire male, ma non lo dite più, queste sono cose del passato... voi avete una carta da giocare perché siete in controtendenza rispetto a una tendenza pericolosa, di centralismo, che è lo 'statalismo brutto': il centralismo che vuole questa europa non è lo 'stato che difende i deboli', è lo 'stato che difende il capitale'!

Vi faccio anche riflettere su una cosa: quando ci saranno gli Stati Uniti d'Europa, per le grandi multinazionali sarà più facile fare il porco comodo loro che già fanno perché mentre oggi devono convincere 28 governi nazionali, gli basterà avere un uomo a Bruxelles e avranno fatto! Capito a cosa serve il disegno imperiale? il disegno imperiale non è 'per voi', il disegno imperiale è per loro!!

Voi che avete riconosciuto e difeso con toni non sempre condivisibili il valore del territorio, subito avreste dovuto opporvi a questa cosa!
Ora l'avete fatto, va bene e avete anche saputo prendere le distanze, c'è anche un altro problema che voi non avete più ma altri hanno: siamo nel 2016, come e perché le cose non andavano è stato chiaro nel 2010, 2011, 2012, fra il 2012 e il 2016 sono passati 4 anni durante i quali sono morte un sacco di aziende e un sacco di persone!
È oggettivamente molto difficile, ed è compito dei politici, accogliere quelli che oggi si svegliano e dicono "ah, ops, c'è un problema!", vi faccio due esempi illustri: Gualtieri e Reichlin sui giornali di ieri si sono accorti che c'è un problema con le banche!
Che devi fa' li devi pija a schiaffi o gli devi dire "vabbé, effettivamente c'è un problema, meno male che", "ah bravi, non me n'ero accorto!" capite?
Ecco, questi sono i problemi dei politici: creare un tessuto che sia inclusivo geograficamente, fra le classi ma che ci permetta di rientrare in possesso di noi stessi!

Qui un problema però c'è, l'ha evocato prima Saltamartini, ha detto "America", en passant.
Torniamo da dove siam partiti: questa cosa che ci dicono essere il grande momento di realizzazione del 'popolo europeo'... voi sapete che il 'popolo europeo' non esiste, no? Non esiste la 'nazione europea', in realtà è un disegno geopolitico statunitense per controllare questo territorio, la crisi greca ce lo ha mostrato molto bene perché a un certo punto Schäuble ha detto "Grecia vattene", hanno telefonato da Washington e hanno detto "no, la Grecia resta perché altrimenti la Nato va in pezzi", chiaro cosa è in gioco?

Il punto fondamentale è che fino a che gli Stati Uniti non si convincono che tenere insieme l'Europa così non gli riesce o che comunque gli costa più che tenerla insieme in un altro modo, avremo delle fortissime resistenze d
a parte del mondo della grande finanza, che chiaramente ti rema contro, il mondo della grande finanza, nel momento in cui tu fai un gesto per uscire, ti può stritolare: scatena attacchi speculativi sui tuoi titoli di Stato, come una volta faceva sulla tua moneta, controlla ovviamente tutti i mezzi di informazione, può creare grossi problemi.

Quello che non riesco a capire del vostro movimento è che tipo di proiezione internazionale ha, che interlocuzione ha con chi comanda sul serio, questa è una domanda che ci dobbiamo porre tutti, è la domanda che mi porrei anch'io se dovessi un giorno affacciarmi a questo panorama politico italiano e vedere... A me sembra sia abbastanza chiaro che il pd aveva forti legami organici con quel mondo, non faccio nomi altrimenti è vilipendio... chiaro poi perché tanti governi sono stati messi a fila uno appresso all'altro per difendere l'euro... voglio dire: dobbiamo lottare, ognuno nel suo capo, possibilmente con un obiettivo comune, ma dobbiamo anche sapere quali sono le resistenze cui andiamo incontro, che non sono certo Renzi, ma chi lo ha messo lì!»