mercoledì 28 gennaio 2015

Delrio?

Prende piede l'ipotesi del chierichetto renziano per eccellenza, l'uomo più vicino al bomba, il pio caritatevole dalla parola solida come una roccia (ma non come una provincia).

È bene dirlo chiaro, se vince il buon Graziano vince Lui.

Commentando come renzi sta 'gestendo' queste 'consultazioni', Enrico Mentana ha sbottato "è chiaro che se avesse cinquant'anni andrebbe direttamente lui" e, a ruota, Damilano ha aggiunto "unificherebbe le cariche".

Lo dicevano ridendo, ma rendiamoci conto di una evidenza non più ignorabile: l'unto di Rignano sull'Arno vuole un iperpresidenzialismo senza alcun contrappeso e controllo.
In spregio della Costituzione e dell'intero costituzionalismo!

Lo si deduce anche in modo diretto dal combinato malefico delle (contro)riforme costituzionali e del renzellum.

Ma se gli riuscirà di incoronare il suo scrivano ciellino, saremo già in un presidenzialismo di fatto.
In attesa di quello formale che spazzerà via il Diritto dal nostro paese.

Altroché la vera e propria bestemmia costituzionale di un 'presidente notaio'...!!

giovedì 22 gennaio 2015

Veltroni?



Attualmente è commentatore cinematografico presso iris, canale televisivo di mediaset, a dar retta a wikipedia.
Come un ideale completamento di una carriera ellittica.

Quando si parla di lui mi sorprendo sempre pieno di domande su cosa stia facendo, tipo la classica: 'ma non era in Africa?' So che non sono il solo, malfidati siamo, magari ha risolto tutti i problemi di Maputo.


Oppure, 'ma non faceva lo scrittore?'
Certamente ha scritto molto, di calcio, di musica, di Africa, di cinema e ovviamente di politica: dal "sogno spezzato" kennediano alla "sfida interrotta" di Berlinguer, da "I care. Con videocassetta" sul partito democratico (?) a "La nuova stagione. Contro tutti i conservatorismi" (lui si che se ne intende), passando per "Che cos'è la politica? Con DVD". Chi meglio di lui potrebbe spiegarcelo?
Peccato solo che non abbia potuto titolarlo "Come si vince in politica".

O ancora, 'ma non era diventato un regista?'

Il suo film su Berlinguer è stato apprezzatissimo, un po' per il sollievo che si occupasse veramente di altro e non più di politica, un po' perché dava un ottimo contributo alla banalizzazione di una delle poche figure di riferimento per chi, in qualche senso, si sente 'di sinistra'. Sempre che ciò oggi abbia ancora un significato.


quando c'era Berlinguer, ma Walter..?
Pare invece che, come ci ricorda Antonello Sotgia, a quei tempi un significato ancora ci fosse, insieme a «Un popolo. Finalmente un popolo. Con le sue contraddizioni, i suoi diversi umori, le sue divisioni, le diverse strategie, capace di ritrovarsi in più occasioni (contro la scuola di classe, contro la guerra in Vietnam, sul referendum per divorzio e aborto…) ed anticipare la riflessione dei partiti che rincorrevano o ostacolavano.
Un fenomeno che ha attraversato, dolorosamente, alcune generazioni. Anche quella di Walter Veltroni che, però, di questo non parla con il suo “quando c’era Berlinguer”, un documentario che ha voluto chiamare film.
Tessuto sul filo del ricordo personale, aiutato da un montaggio che strizza l’occhio a quella televisione che lo ha prodotto [...] Veltroni, fin dall’inizio, sembra impegnarsi più di tutto ad assolversi. A dire di essere stato dentro quella storia, ma di essere riuscito a tirarsene fuori.»


una passionaccia: il riformismo
Riuscire a raccontare Berlinguer senza trasmettere quelle riflessioni e quei fenomeni è uno spettacolare contributo, questa volta però sul lato "culturale", allo sterminio (forse definitivo) di ogni residua traccia di "sinistra".
Sterminio senza fretta però, ché negli ultimi anni è stato uno sport molto praticato dai politici e a cui, proprio sul lato "politico", ha già saputo dare fondamentali contributi coi suoi spettacolari fallimenti, perfettamente in linea con una certa tradizione..no, non quella del PCI, ma quella di chi quel partito ha sabotato dall'interno portandolo all'agonia finale, da napolitano ad occhetto, poi d'alema, ovviamente veltroni e i vari fassino, gentiloni, franceschini, bersani..(casualmente tutti pronti oggi a salire al colle più alto!)
Non si parli più di eredità comunista.

Per comprendere o ricordare cosa era divenuto il pd e il clima, le posizioni, in un momento sí turbolento, ma meno di oggi (metà 2010), consiglio fortemente la visione di questo reperto almeno dal minuto 6:30 (se non volete godervelo tutto)

                   


ma forse bastano quei 5 secondi (da 7:46) mentre dice, con quel suo solito tono davvero pietoso «ci sarà una volta nella storia di questo paese, in cui il riformismo potrà diventare maggioranza!» che dà bene il senso della convinzione veltroniana di una vittoria ineluttabile.

POI SPAZZATO VIA DALLA STORIA.

È rimasto però il vizio di affidarsi sempre più alla retorica, dipingendo un futuro migliore per definizione, lasciando da parte i toni rivendicativi di quei diritti senza cui un futuro migliore è solo un miraggio, un'illusione!
Questa è la principale innovazione di un politico di lungo corso (deputato dall' '87) seppur intermittente (e c'è da ringraziarlo, perché averlo avuto a getto continuo sarebbe stato terribile) che, allevato nella pancia dell'apparato e da sempre ritenuto, insieme a quell'altro, un'enfant prodige (da semplice giornalista pubblicista fu nominato direttore dell'Unità), è riuscito a bruciare una delle più ghiotte occasioni della storia - facendo anche peggio della 'gioiosa macchina da guerra' di Occhetto - un'occasione che pure aveva avuto tempo e modo di apparecchiarsi come voleva!
Mi riferisco ovviamente alle elezioni del 2008, ma andiamo con ordine.


Walter sssindaco, Walter leader
Con rara efficacia lo dipingeva Edmondo Berselli: «Walter ha la capacità straordinaria di esserci e di sparire, di impegnarsi e di eludere», da direttore 'non comunista' pubblica i vangeli insieme con l'Unità (oltre alla furbata delle videocassette) e li porta in udienza privata al papa, ma poi anni dopo, come «segretario DS, comanda. Il presunto buonista cambia cinque segretari su nove nella federazione delle grandi città, e 15 segretari regionali su 19. Si presenta al congresso del 2000 a Torino con un manifesto intitolato "Progetto per la sinistra del duemila" e con lo slogan di don Lorenzo Milani "I care", lui che non crede in Dio, o almeno "credo di non credere"».
Poi, scrive ancora Berselli: «si materializza di nuovo con un perfetto colpo di scena candidandosi alla carica di sindaco della Capitale, e sembra a tutti un modo di riapparire e svanire per mettersi di lato, fuori dalla campagna elettorale perduta in partenza contro Berlusconi nel 2001».

Si notano bene alcune caratteristiche oggi familiari: non essere andato subito allo scontro diretto con b mentre al giro dopo «non è riuscito a portare un modello alternativo, una sorta di berlusconismo light più educato ma che non si discosta molto»; il renzi è andato oltre: quel modello lo ha fatto proprio e migliorato, tanto da ricevere complimenti da chi lo ha creato.
Poi le strizzatine d'occhio alla chiesa, il decisionismo e l'attenzione agli enti locali.
E, giusto per dare un'altra traccia, nel 2005 dasssindaco vola a incontrare un giovane senatore usa, Barack Obama.

Ecco, a parte annotare la prima e unica volta in cui Walter ha scommesso sul cavallo vincente (non se stesso, quindi), si può tranquillamente affermare che renzi non si è inventato nulla, anzi ha saccheggiato il repertorio veltroniano a piene mani, dal vuoto giovanilismo (veltroni lanciò marianna madia e si fece sbranare da debora serracchiani che da allora campa praticamente di rendita, ma stranamente il video non si trova...) alla retorica americanista kennediana (in cui bisogna riconoscere che renzi è ben più superficiale e banale), dal già citato decisionismo spinto alla ingenua, quanto immotivata, fede in un futuro radioso.

E poi le sempre abbondanti chiacchiere qualunquiste, tipo:
«C'è un grande bisogno di semplicità. Convivere con la complessità è solo un'inefficiente e inutile perdita di tempo, di attenzione e di energia mentale. È necessaria una notevole intelligenza per essere semplici. Il pubblico, ormai saturo di slogan e promesse non mantenute invoca chiarezza e semplicità. La gioia delle piccole cose».

Parole che mal celano una enorme presunzione, parole dirette a un "pubblico" assecondando e facendo proprio l'approccio berlusconiano, parole che potrebbero essere state pronunciate da renzi ieri. Mentre sono del 2008.


Le riforme...
In comune i due ex sindaci hanno anche una finta intenzione di vicinanza e responsabilizzazione degli enti locali, finta perché hanno mostrato di concepire il rapporto con gli enti locali con miope indifferenza, in modo conflittuale e utilitaristico come mero 'outsourcing' dei servizi più onerosi, invece di preoccuparsi di garantire i diritti di tutti.
Infatti è proprio mentre veltroni diviene sindaco che il centrosinistra di allora - anche nel tentativo di flirtare con la lega - fa approvare la sciagurata riforma del titolo V, che veltroni e rutelli accolgono così: «un appuntamento a suo modo storico, si tratta di un passo decisivo per avvicinare le istituzioni ai cittadini per davvero e non con le chiacchiere [...] questa riforma accorcia le distanze tra cittadini e istituzioni, [sarà] una democrazia più “a portata di mano“».

Oggi però sappiamo che quella, l'unica delle molte riforme costituzionali minacciate negli anni ad essere stata approvata e anche confermata dal referendum, da un lato ha creato un megaingorgo istituzionale a causa di una divisione delle competenze assurda: al contenzioso Stato-regioni si riferisce circa il 50% delle sentenze della Corte costituzionale e dall'altro ci ha regalato una classe politica regionale che è la meno competente e la più indagata. Quelli cui renzi vuol regalare l'automatica appartenenza al dopolavoro più esclusivo d'Italia, con tanto di immunità, ovviamente: il nuovo senato.


L'importanza di essere sindaco
Un inciso: ogni volta che si parla dei comuni come delle istituzioni più vicine al cittadino e dei sindaci attenti, al territorio e ai bisogni della popolazione, occorrerebbe ricordare che la carica gode di un potere quasi assoluto - visto che ad esempio può revocare gli elementi della giunta a piacimento mentre per il presidente del consiglio è ben più complicato e la sfiducia è praticamente impossibile - grazie all'elezione diretta (legge n.81 del '93) ed è solo poi, sulla base di questa vera e propria svolta, che poi si è provveduto alla quella analoga per i cosiddetti governatori regionali (legge cost. n.1 del '99).
Quindi l'effettiva assenza di 'contrappesi' al potere della carica monocratica (sia di sindaco, sia di 'governatore') permette un eccesso di confidenza le cui conseguenze fanno da sempre la fortuna di trasmissioni come Report, purtroppo.

Il veltroni sindaco inaugurò il parco della musica e la stagione dei grandi concerti, inventò la notte bianca, il festival del cinema, tante belle cose per il centro, per la città-vetrina ma per il resto tanta fuffa (renziana si direbbe oggi) sulla gestione dei servizi pubblici - mirabolanti metro rimaste sogni d'inchiostro, il centro regalato ai bus turistici - e sulla gestione delle periferie - abbandonate a se stesselasciando liberi i palazzinari di cannibalizzare l'agro romano.
Sul cosiddetto terzo settore va detto che è sotto veltroni che si istituzionalizza il business della “segregazione amichevole” e anzi, in un momento di calo di popolarità, ebbe modo di sfruttare l'aggressione di una donna per farsi sindaco-sceriffo e rilanciarsi sbattendo il rom alla sbarra insieme con tutta la Romania.
Ma in tv affermava «per niente al mondo scambierei il concetto di integrazione che c'è a Treviso con quello che abbiamo a Roma».

Ottenne così due risultati, "in quei giorni Roma fu insanguinata da atti criminali di italiani contro rumeni" e la sua popolarità riprese quel tanto che basta da fargli premere per andare alle urne prima del tempo, propugnare la sua "vocazione maggioritaria", e addirittura, accecato dal proprio ego, autografò il suo più grande fallimento pronunciando quel "noi correremo da soli" che fu anche un terribile colpo politico e d'immagine per il secondo governo prodi.
Se ci fosse stato twitter, gli avrebbe indirizzato un bel «romano stai sereno»?

Non contento della 'sboronata', era solito aggiungere «sto attento a berlusconi» perché aveva capito il suo 'pollo' e, straconvinto della sua forza, «berlusconi non abboccherà all'amo»!

Poi, fine genialata, ha cominciato a chiamarlo «principale esponente dello schieramento a noi avverso».
Vista come è andata a finire un solo commento è possibile.


È andata a finire che 
  • lui si dimette da sindaco lasciando la città in mano al vice e con un buco da 7 miliardi di euro (stima S&P, sulla reale entità del debito ancora oggi ci sono solo voci e leggende metropolitane), 
  • ovviamente perde quelle elezioni politiche che generano il primo parlamento senza un vero partito di sinistra della storia repubblicana 
  • contemporaneamente Roma passa ad aledanno.
Quando perde anche quelle sarde si dimette da segretario della sua creatura, il pd, che per lunghi anni ancora è sembrato un oggetto politico semisconosciuto, non si sapeva se definirlo malnato o mai nato.

Solo ora, dopo le larghe intese e con renzi, il pd ha finalmente chiarito le sue fattezze, anche se già dagli albori aveva mostrato di costituire non molto di più che un'opposizione all'acqua di rose per il suo 'avversario politico'.

E questo lo sa anche Walter, come sa che quello che ora renzi sta imponendo è la perfetta chiusura di un cerchio che neanche le bombe e i morti ammazzati avevano finora riuscito a chiudere.
Come sapeva, al tempo, che se giochi a scacchi ma il tuo avversario gioca col coltello sul tavolo, il gioco non è 'corretto'.

Walter non deve fare il finto tonto, gli ultimi annetti in gita in Commissione Antimafia son serviti a quello, a fargli capire - se davvero già non sapeva - che quando tirava fuori il nuovo totem della "vocazione maggioritaria" stava dando l'ultima spallata al sistema parlamentare e all'intera architettura costituzionale di questo paese, facendo un favore enorme a chi era ed è più bravo di lui a spararle grosse, polarizzare consenso, strizzare l'occhio ai veri 'poteri forti', quelli legali e soprattutto quelli illegali.

Se davvero, come commentava Diego Bianchi, «si vede che ha cambiato idea e si vuole fossilizzare nella parte di chi affonda!», speriamo solo che non porti con sé ciò che resta del paese.
Se 'sbagliare è umano', certamente 'perseverare è diabolico'.

mercoledì 21 gennaio 2015

Destabilizzare per stabilizzare - un esempio verbale

A domanda diretta "dimmi un atto ostile che avete fatto nei confronti di berlusconi in vent'anni, dimmi una legge che gli avete cancellato che lui ha fatto", veltroni rispose citando una manifestazione sindacale! Del 1994, quando il pd era molto di là da venire!!

Allora, volendo parlare del passato remoto, perché non chiedergli delle malelingue secondo cui nell'85, in cambio della concessione di Rai3 al PCI, egli avrebbe dato una manina a ratificare il decreto craxi che fermava il sequestro delle tv del biscione?

Nello studio di Servizio Pubblico Walter fu ospite come membro della Commissione Antimafia, avrebbero potuto chiedergli come mai ha voluto sloggiare il giornalista e scrittore attivo contro la 'ndrangheta Franco Laratta, per fargli posto, proprio mentre la sua vera nemesi brigava per giungere a capo dell'ambito Copasir? Forse per mostrare ancora quell'attivismo a parole, per poter ripetere il solito "se ne occupi l'Antimafia!" e tornare a farsi 'bello' sotto i riflettori?

Quella sera Walter disse alcune cose che mi colpirono, alcune vere e proprie bombe e alcune cose ridicole da pompiere conservatore.

Eccone alcune:
  • "quello che la sinistra non ha mai fatto è stato proporsi di diventare maggioranza sulla base di un programma riformista" RIDICOLO, quello che non hanno mai fatto è un programma comunista!
  • "vorrei ricordare che hollande non ha mai citato sarkozy, che obama non ha mai avuto un atteggiamento conflittuale con gli avversari" FALSO! Come giustamente gli fa notare Travaglio, se non sei percepito nettamente diverso dall'avversario, opposto, perché dovrebbero votare te?
  • "l'errore vero è stato non fare la legge sul conflitto d'interesse" un bel #GAC su cui prende l'applauso pur avendo avuto anche lui qualche responsabilità, ad esempio avrebbe potuto spingere in quel senso da segretario del maggior partito che sosteneva il governo prodi, ha preferito farlo cadere.
  • "si vincono le elezioni prendendo voti anche allo schieramento avversario" Si, insisti pure, ma se ti presenti direttamente di là fai prima, magari ne prendi anche di più!
Poi: "la regola in democrazia è l'alternanza" ma ben più importante sarebbe rispettare le regole del gioco e costringere il proprio avversario a fare lo stesso!

Di seguito, insiste di nuovo sul tema e si spinge pure a concordare nel rappresentare delle 'larghe intese' come fallimento della politica, ma ne individua le motivazioni così: "perché non si è voluto mettere mano alle riforme instituzionali che si dovevano fare che DEVONO creare una democrazia dell'alternanza" schierandosi per un 'sistema semi-presidenziale, con doppio turno' e "con un parlamento che controlli di più"!

Poi si lancia a citare Calamandrei affibbiandogli un "le democrazie muoiono spesso per l'incapacità dei governi democratici di decidere, per la frammentazione, per la vischiosità", per continuare con: "noi abbiamo avuto con il fascismo il potere, con la democrazia la libertà ma non il potere, dobbiamo cercare di riunificare la libertà con il potere in un equilibrio di tipo francese tra un governo che deve riuscire a governare e il controllo affidato al parlamento in maniera ancora più rigorosa sulla base dell'esperienza anglosassone.."

Ma Walter, hai fatto le medie? Prima del fascismo la libertà c'era ma fu concesso di togliercela con la forza e furono gli organismi di garanzia a non funzionare, il re lasciò mano libera.
Se è vero che c'era un governo che non sapeva decidere, passammo a uno che sapeva farlo fin troppo bene, e decideva tutto lui, per tutti!
Si chiama comandare.


Quindi, tornando alle riforme, sei per dare più poteri al presidente (quale? quello del consiglio o quello della repubblica??) ma anche per un parlamento più forte? Bene, che fortuna! Perché vuol dire che sei per un'architettura costituzionale come quella che GIÀ abbiamo!!
E se vai un po' a vedere, l'unica cosa che non va bene è che i due presidenti, quasi a turno, neanche si fossero messi d'accordo, invadono le prerogative del Parlamento, comprimendone libertà, indipendenza, azione!
Quindi vai, stracciati le vesti per far rispettare veramente la sovranità del popolo che si esercita nell'azione parlamentare e affinché gli istituti di garanzia, come il presidente della Repubblica, facciano bene il proprio lavoro, invece di dire idiozie!!


E smessi i panni dell'azzeccagarbugli costituzionalista, sempre dimentica di evidenziare un dettagliuccio che nessun 'berlingueriano' vero avrebbe trascurato mai, porre la questione morale nel modo più naturale, anzi semplicemente citarla perché già sotto gli occhi di tutti: c'è una parte nettamente allergica alle regole democratiche, alla trasparenza e ai principi costituzionali, senza il rispetto delle quali l'alternanza di cui continua sempre a riempirsi la bocca diventa tra un governo normale e uno di ladri! Ti sembra quello che accade in ogni 'normale democrazia'?
E comunque, se una parte (magari tu Walter) 'gioca secondo le regole' e l'altro no, ti sembra una cosa corretta?! Lo vorrai dire? Cosa diventi se non lo dici?
Un complice.

Lo sai o no che tutti questi bei discorsi che fai non sono verosimili perché non c'è una neutralità del mezzo, il confronto politico non si svolge sullo stesso piano!


E si che lo sai! Anzi parti con delle bombe che ammutoliscono lo studio:
"mah, la storia italiana purtroppo è una storia in cui tutti i passaggi, tutte le fasi di transizione sono state accompagnate da interventi esterni che ne hanno condizionato l’esito, di volta in volta quando il sistema mostrava la sua fragilità, ed è capitato molte volte, o quando si stava per aprire la prospettiva di uno sblocco a sinistra della crisi di un vecchio equilibrio, interveniva qualcosa: 1969 o se vogliamo risalire ancora più indietro il '64, il ’tintinnar di sciabole’ durante il primo centrosinistra e poi negli anni del PCI di Berlinguer, la bomba di Brescia e poi il rapimento di Moro e poi il ’92-’93! 
Sono tutti momenti nei quali l’Italia stava andando da una parte e qualcuno, non necessariamente la porta dalla parte opposta, ma la lascia ferma. Perché la caratteristica di questi interventi è la strategia di una destabilizzazione volta a stabilizzare, cioè a lasciare il potere esattamente così com’è. C’è un rischio analogo oggi? Si c’è.." 
Poi parli di Preiti e spinto da Santoro fai considerazioni molto precise su Falcone e sulle modalità dell'attentato che l’ha ammazzato, e dici due cosucce parecchio pesanti: “Falcone era intervenuto rompendo il patto tra un pezzo del potere italiano e la mafia perché la vera storia di questi anni sta nel fatto e secondo me questa è la spiegazione della scelta di riina, che la mafia ha sempre avuto un rapporto col potere italiano, il rapporto era in particolare con la democrazia cristiana e con una corrente della democrazia cristiana, quella che faceva capo ad andreotti, per essere chiaro dirlo oggi può apparire persino spiacevole [perché?] averlo detto ieri aiuta ad un’interpretazione di quello che è accaduto, tanto è vero che uccidono salvo lima e poi uccidono salvo, mandano chiaramente un messaggio, come a dire andreotti, quella democrazia cristiana, che con noi hai trattato per tanto tempo, che ci hai garantito impunità, che in Cassazione ci consentivi ogni volta di uscirne incolumi, com’è che questa volta ci fai andare tutti quanti in galera? E lì, anche perché c’è stato l’89, è finito un certo mondo, la situazione esplode”.

Ecco, questo 'signore' che è venuto in Commissione Antimafia non si sa per far cosa, "ho passato quattro anni in antimafia a cercare di capire la verità" dice, è venuto nella tana dei lupi Santoro e Travaglio a dire alcune cose da rivoluzionario e altre da gattopardo, ossia è venuto a giocare a fare il rivoluzionario ma fino a un certo punto!
A puntare il dito contro i servizi "deviati" e la massoneria, contro chi cerca il voto di scambio e poi contro un livello superiore ma impalpabile, intoccabile, innominabile e dunque imprendibile!
Forse addirittura inconcepibile, insomma un mistero dogmatico!
Perché qualcuno ci sarà - come gli ripete continuamente Travaglio, che propone pure nomi in alto, ma a lui no, a Walter quei nomi non piacciono, sulla loro onestà ci mette la mano sul fuoco - ma non si sa e non si può sapere, quindi Walter sembra dirci tanto vale che ci scordiamo di poter sapere la verità, di poter avere giustizia!

Cerco di capire, quindi lui è in Commissione Antimafia per capire la verità ma in trasmissione è venuto per NON dircela e per convincerci che napolitano non c'entra nulla.

Capisco che venuto a fare il pompiere, peggio, è venuto a destabilizzare - con quell'inizio dirompente - per poi stabilizzare, con le sue parole da pompiere che dicono SOLO 


lunedì 19 gennaio 2015

Fassino? Chiamparino? Prendiamo a caso un piddino?

È chiaro che la eventuale nomina di un qualsiasi renziano, che sia stato sindaco di Torino o meno, che sia fassino o chiamparino, o delrio - o altri di cui si chiacchiera, da gentiloni a franceschini, a un qualsiasi altro ministro come padoan, pinotti, ecc - sarebbe la scelta di un "presidente della repubblica notaio", così viene descritta, giustamente, dagli organi d'informazione.



Essi però non dicono che ciò sarebbe uno schiaffo gravissimo ai principi costituzionali, una compromissione netta degli equilibri fondamentali che stanno alla base di ogni stato di diritto, e quindi un colpo di stato - diverso nella forma, ma uguale nella sostanza, a quello rappresentato da un presidente della repubblica che abusa dei propri poteri, dirigendo e indirizzando i lavori del parlamento - si passerebbe così da un re giorgio che abbiamo visto tristemente osannato dagli abitanti di Monti, a un custode il cui ruolo non è altro che ratificare le decisioni che re matteo impone a un parlamento già suo:



Questa si che è antipolitica: ratificare le decisioni di un sultano!

Perché l'accordo, con un "notaio" al Quirinale, sarebbe evidente: io - in realtà noi, la coppia del nazareno - ti porto su e tu continui il lavoro iniziato da napo, fino a ottenere l'approvazione delle schifosissime, illegittime e antidemocratiche "riforme", dopodiché cambiamo insieme la Corte costituzionale sfigurandola completamente così da non avere più alcun ostacolo, né per poter cambiare ancora a piacimento la Costituzione, né per scrivere leggi come ci pare senza alcun timore che giudici comunisti vengano a mettere i bastoni fra le ruote.
E la grazia per b sarebbe solo un apostrofo rosa...

Finalmente via i "lacci e lacciuoli" e nessun "premier" sarà più costretto a lamentarsi blaterando cose tipo «sono bravissimo, ma gli altri non mi lasciano governare»!


In realtà lo stesso varrebbe per chiunque avesse dato sostegno o vicinanza al cosiddetto patto del nazareno, si evidenziano quindi i nomi di d'alema, violante e finocchiaro, per esempio, ma anche di un bersani, che le cronache di palazzo danno per attivissimo in questi ultimi giorni e finalmente pacificato con b e i suoi.

Analoghi timori avvolgono la eventuale scelta di una figura come mattarella o come quei giudici "negazionisti" che, saggi o non saggi, hanno fornito appigli, motivazioni, voti "eccentrici" e commi per accroccare quelle controriforme scritte coi piedi che oggi si cerca di far passare in tutti i modi, cancellando forse definitivamente la nostra possibilità di essere rappresentati.

A quel punto noi che si fa?
Ci mangiamo anche questa?



venerdì 16 gennaio 2015

Bonino?

Mi scuso con i suoi sostenitori, in particolare con gli estensori della sua sviolinata pagina su wikipedia ma qui si parlerà d’altro.

"Onorevole” dal ’75 coi radicali, è stata di nuovo eletta nel ’94 con forza italia restandone alleata, in ottima compagnia: buttiglione, gasparri e giovanardi, fino al 2006



quando è passata, evidentemente con convinzione, al centrosinistra per costituire, udite udite, una "delegazione radicale nel pd";
per essere tra i maggiori rappresentanti di un partito tra i più piccoli, ha trovato il modo di cumulare un gran numero di incarichi e di essere candidata a quasi tutto il resto (qui un’altra radiografia).
Insomma, fu ministro sotto letta ma le larghe intese ce le ha nel sangue da sempre!

In pochi ricordano che nel 1994, in un comi­zio a Palermo in compagnia di tiziana parenti espresse forti opi­nioni con­tra­rie alle inda­gini su mafia e politica (ne saranno contenti in molti) e che chiamò, alla faccia del pacifismo, “guerra giu­sta” l’aggressione alla Jugo­sla­via del 1999 anno in cui berlusconi la propone una prima volta al quirinale dopo averle fatto ottenere la nomina a commissario europeo nel 1994.
A proposito di coerenza: anche alla vigilia della svolta del 2006 dichiarava apprezzamento per il governo berlusconi (le varie leggi ad personam, dalla gasparri alla frattini, dal lodo schifani al falso in bilancio, dalla cirami alle rogatorie alla cirielli) e, visto che ora è tornato di moda parlare di libertà di espressione, ricordiamoci che nel 2010 il voto radi­cale in commissione di Vigi­lanza Rai fu deci­sivo per chiu­dere i talk show e abo­lire l'approfondimento tv prima delle elezioni.

Al suo partito vanno riconosciuti anche altri meriti, sicuramente un dialogo del tutto particolare, unico, con i terroristi italici di ogni "colore"aver portato in parlamento il terrorista toni negri per salvarlo dal carcere, ma anche solidarietà e richiesta di grazia per mambo e fioravanti, berlusconi si starà fregando le mani.

Ma soprattutto aver inflazionato e praticamente neutralizzato il maggiore istituto di “democrazia diretta”, quello referendario (ci hanno fatto votare 50 referendum in 22 anni) i cui contenuti sono parecchio discutibili, come scrive ancora Travaglio:
"Molte delle sue battaglie, referendarie e non, coincidono col programma berlusconiano: dalla deregulation del mercato del lavoro (con tanti saluti allo Statuto dei lavoratori, articolo 18 in primis) alla campagna contro le trattenute sindacali in busta paga […] e soprattutto della giustizia: separazione delle carriere fra giudici e pm, amnistia, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità civile delle toghe e no all’autorizzazione all’arresto per parlamentari accusati di gravi reati: perfino Cosentino, imputato per camorra."


Tornando ad Emma (le do del tu dalla sua ultima, indimenticabile, sciagurata avventura elettorale), dei fatti personali di chi è chiamato a responsabilità pubbliche non mi piace parlare, mi limito a segnalare, a chi non lo sapesse, che non ci sono più i radicali di una volta e a dire che se proprio si vuole una donna, Lorenza Carlassare è di gran lunga più competente e certamente indipendente, e ha dimostrato nel corso di un impegno durato diversi anni il suo devoto attaccamento ai veri principi costituzionali, che dovrebbe essere il primo requisito di ogni garante della Carta.

Uno dei compiti più delicati della carica monocratica più alta del nostro paese è la difesa netta e assoluta dei diritti di espressione di tutti, in particolare delle minoranze, quelle parlamentari e quelle nel "paese reale", invece Emma è
Qualcuno ha scritto che "il contesto sociale e politico del paese non è dei più semplici ed eleggere un politico navigato e di lungo corso rischierebbe di far crescere il malcontento", beh Emma di mestiere fa politica almeno dal '75, chi più navigato di lei?

Insomma, ben lungi dall'essere un nome "divisivo", competente e veramente progressista, è certamente molto popolare, molti la dipingono come pacifista, attenta ai diritti civili specialmente quelli delle donne e ricordano il suo impegno in tante cose buone e giuste magari de sinistra, ma come abbiamo visto insieme le cose non stanno esattamente così e a mio modo di vedere Emma è ben più vicina a una variante (forse un filo più progressista) dei programma dei repubblicani americani, in perfetta continuità col migliorismo del pet communist napolitano e purtroppo questo la rende una scelta molto probabile.

Ma io spero non tocchi a lei.

giovedì 8 gennaio 2015

"Se la sono cercata"

Leggendo tra i millemila commenti all'assalto di ieri a Parigi, di solito abbastanza prevedibili in un senso e nell'altro, mi colpisce un pezzo da un blog dell'Espresso:



Anch'io "quando si parla di religione non rido", ma perché per me sono TUTTE parimenti false, al massimo 'ε-variazioni' di uno stesso tema e il mio approccio è di semplice rispetto dell'altrui sensibilità.
E se non fosse per l'opportunità di parziale sollievo dalle proprie sventure, che alcuni temporaneamente vi trovano, credo che le religioni sarebbero una completa perdita di tempo e una truffa tutte le volte che chiedono soldi.
Per dirla tutta, penso che la necessità di credere che esista qualcosa di soprannaturale sia un vizio, alimentato e corroborato dall'impossibilità di una conoscenza e consapevolezza completa di quanto ci accade intorno, dall'ignoranza di chi crede e dal l'interesse di chi sfrutta l'altrui credulità.

A credersi invece sovrannaturali o peggio un qualcosa al di sopra e staccato dalla natura sono spesso alcuni esseri umani, in particolari molti tra politici e capi di stato e chi è al vertice di multinazionali e strutture sovranazionali pseudo democratiche.


Tornando al pezzo dell'Espresso, leggo quel 'se la sono cercata' e nella mia testa è subito andreotti!

Ecco, credo che 'se la sono cercata' sia la cosa peggiore che si possa dire.

Di chiunque in ogni caso.

Perché nega lo stato di diritto e afferma lo stato di natura, assecondando la legge del più forte, giustificando la reazione di chi a un torto o peggio a un semplice fastidio - o peggio ancora, di fronte alla legittima pretesa di rispetto di un diritto - risponde con la forza, la sopraffazione, la violenza, l'omicidio.

Chi afferma una frase del genere nega implicitamente la civiltà, non solo la libertà di espressione, e si fa 'barbaro' quanto chi ha premuto il grilletto.

Se poi a pronunciarla è un uomo che ha ricoperto o ricopre responsabilità pubbliche diventa un aggravante ed è ancora più agghiacciante.

È dura essere amati da coglioni.

In seguito alla notizia dell'assalto vile e ingiustificabile al settimanale satirico 'Charlie Hebdo', vedo ovunque fiorire come crisantemi le discusse, a volte urticanti, altre volte semplicemente offensive vignette che hanno reso il giornale noto anche fuori dai confini francesi, pur senza risollevarne le sorti finanziarie.

Annoto sommessamente che il risultato più rilevante dell'attacco sono le prevedibili becere strumentalizzazioni come titoloni del genere:
                          
Ma è su un altro punto che vorrei attirare l'attenzione dei crociati dell'indignazione un tanto al chilo e dei professionisti della difesa intransigente dei diritti e delle libertà in casa degli altri, però ciechi e sordi in casa propria: essi forse non sanno che quello è il paese dei 'Les guignol de l'info' e del 'Le Canard Enchainé' per dire i primi nomi che mi vengono in mente, gente che come minimo dava del ladro seriale all'uomo più potente di Francia con una leggerezza ormai impossibile da noi!

Mentre il paese in cui vivo io e anche loro è quello dei si sa ma non si dice, in cui una persona che semplicemente descrive pubblicamente ciò che è sotto gli occhi di tutti mettendoci un pizzico di ironia e satira viene accantonato, normalizzato, silenziato, messo nella condizione di non disturbare il manovratore.

Al volo sul treno mentre sto andando al lavoro mi vengono in mente solo gli esempi, nell'ordine, di grillo che ironizza sui socialisti nostrani e da allora è sparito e sappiamo cos'ha dovuto inventarsi per costringere di nuovo l'Italia intera a parlare di sé..

Un benigni domato - perché normalizzato è troppo poco - che partendo dal francamente eccessivo smadonnamento e dall'amore per Berlinguer (illegale si sa, su di lui è ammesso solo dileggio e revisionismo di regime) e passando per una splendidamente ingenua irriverenza da 'piccolo diavolo', è giunto in senilità anticipata conclamata a una sviolinata clericale come non si vedeva da tempo, tanto che sotto natale han pensato bene di farne repliche!

La categoria dei silenziati è foltissima, sono troppo gggggiovane per ricordare propriamente Pasolini o Carmelo Bene, mi basta pensare alle parabole professionali di Indro Montanelli ed Enzo Biagi..personalmente l'editto bulgaro brucia ancora come uno sfregio subito sul mio stesso volto, da poco gentilmente rieditato in salsa cinese dall'attuale premier, #matteorenzi.

Un'altra esperta di interruzioni improvvise per il troppo fastidio al manovratore è certamente Sabina Guzzanti, il suo 'Raiot - Armi di distrazione di massa' è diventato vero e proprio caso di studio e c'è voluta la Cassazione per restituirla al 'servizio pubblico' ma non è certo bastato uno spazio di due mesi concesso a forza di sentenze a riparare una tale arrogante e violenta lesione della libertà di espressione!
Non contenta Sabina ha dimostrato tutta la sua tenacia, indipendenza e voglia di raccontare il paese che ama con 'Draquila' e ancora il governo di allora (praticamente lo stesso di prima, ma a distanza di 7 anni) ha nuovamente saputo dimostrarle sostegno e considerazione.
Oggi, mai doma, ha toccato (a mio modesto parere) l'apice del suo impegno con la sua ultima fatica, evidentemente una fatica pazzesca se lo stato non solo ha negato finanziamenti ministeriali, ma persino il riconoscimento (gratuito) di "interesse culturale"!
E infatti è così poco interessante che dopo il termine della normale programmazione è tornato nei cinema!

Questo paese, che sa essere meraviglioso ma anche schifosamente indolente, ha osservato in un mutismo sconcertante un progressivo silenziamento (quando non addomesticazione e strumentalizzazione) della satira più libera e popolare, specie se in prima serata - dalla genialità del duo Dandini-Guzzanti da 'Avanzi' in poi, a quella da nobel di Fo o quella più sottile e ignorata di Bergonzoni, per citarne solo alcune - e parallelamente all'inquinamento e alla neutralizzazione della capacità informativa del mezzo più usato, se è ancora vero che «per informarsi, lo strumento condiviso da quasi tutti è il telegiornale: vi ricorre l’86,4% degli italiani».

La 'cura Ludovico' operata su quella che era una volta la più grande impresa culturale italiana, ci ha lasciato con una Rai ancora berlusconizzata, governativa e conservatrice come non mai, in cui sopravvivono rare "riserve indiane", ma che un tale patrimonio ha sperperato e continua a sperperare.

Consideriamo per un attimo il fatto che ci si straccia le vesti perche un attacco paramilitare a un giornale satirico viene letto come colpo alla libertà di espressione dimenticando che praticamente ogni santissimo governo della Repubblica Italiana ha avuto - e ha - nel cassetto un'ampia gamma di 'leggi bavaglio' sull'informazione tutta, dopo aver già colpito la satira diverse volte, in modo diretto e indiretto!

Apriamo gli occhi..va bene che la coerenza e l'onesta intellettuali sono impossibili, mais..serons nous trop cons qua!?

                        
Aggiornamento: ieri mentre scrivevo questo, anche Alessio Liberati, nel suo blog sul Fatto quotidiano, ha pensato di ricordare alcuni dei maltrattamenti subiti da chi critica troppo efficacemente il potere, facendo magari spuntare un sorriso nella bocca dei non sudditi, poi in serata Travaglio è stato assai più preciso e sistematico di me, ovviamente.
Mi piace anche segnalare l'attivismo su twitter di Pasquale Videtta:
                 

sabato 3 gennaio 2015

In difesa di Enrico

Alla stimata Lameduck piace dispensare secchiate d'acqua gelida, ma se c'è una cosa che ho imparato dalla fisica (o da un vecchio pazzo:
)
è di non cedere alla tentazione di eccessive semplificazioni, non riesco sempre a resistervi, ma l'equazione napo=Berlinguer è troppo assurda! Sia pure solo per "collaborazionismo" col fogno eurista. Voglio dunque condividere qui la mia risposta al suo ultimo pezzo con cui ha salutato il nuovo anno.




So già che mi prenderò degli sberleffi da 'cosacco' ma credo ci siano delle piccole falle in un ragionamento che sembra alla fine dire napo e Berlinguer pari sono e anzi mettere il secondo in continuità con monti e renzi..!


Oltre al fatto ovvio che il secondo è morto e quindi non sapremo mai come avrebbe reagito a certi fatti venuti poi ed oltre alla contestualizzazione che Bagnai nel suo libro fa proprio per escludere (credo, magari sbaglio) una tale continuità, ma che poi nel pezzo vuoi perdere per strada.

Non consideri ad esempio che quel 'moralismo' della questione morale (che definire come "il passaggio suicida dalla guerra di classe alla lotta al crimine" è una semplificazione assurda ed errata, esattamente come scambiare il parlamentarismo con il partitismo!), che (invece) denunciava l'invasione tumorale dello Stato da parte di un partitismo evidentemente già virulento ma certo non ai livelli che viviamo oggi, avrebbe strenuamente combattuto per la difesa dei principi costituzionali contro ogni tipo di 'riforme strutturali' che andassero nella direzione di una restrizione della democrazia effettiva e di un evidente impoverimento della popolazione, esattamente come (con risultati pressoché nulli, si può su questo essere d'accordo) prova a fare oggi (ad esempio) Rodotà, non certo napo che l'ha sempre pensata in modo diverso!

Accomunare poi il compromesso storico con le odierne larghe intese significa (di nuovo, l'aveva già fatto napo stesso!!) perdere completamente di vista la realtà dei fatti di allora, in cui il "vincolo esterno" non era la stessa robina con cui oggi renzi il cicisbeo può permettersi di giochicchiare, di andare a dire nei discorsi pre elezioni "andrò a bruxelles a battere i pugni sui tavoli" (inesistenti, come sappiamo) per poi andar su a farsi le pugnette, eh no signori miei (cit.)!


A quei tempi il "vincolo esterno" faceva morti e feriti usando indistintamente mani nere e mani 'rosse' e anzi costringeva politicamente a mollare di fatto ogni velleità rivoluzionaria perché l'idea stessa di rivoluzione era ormai un concetto solo violento e catturato dalla lotta armata e dunque espulso dalle possibili argomentazioni di un PCI che rischiava (altrimenti) seriamente la messa al bando o peggio e a cui era forzatamente impossibilitato l'accesso al livello istituzionale.
È per questo che suona francamente assurdo e ridicolo dire che il compromesso storico "servì a cementare per sempre l'Italia nello schema del gioco democratico bipolare dell'alternanza tra un partito di destra e uno di estrema destra" (Gore Vidal chi??) alternanza de che??

Che poi se ha senso accomunare le idee di Keynes a quelle socialiste, non ci si può dimenticare che i socialisti del tempo sono quelli immortalati da grillo! e non è che basti il "no" di Sigonella per far diventare bettino uno statista keynesiano!

Sbaglierò, sarò un ingenuo romantico sognatore del cazzo Barbara, ma credo che il tuo capoverso finale avrebbe un senso se e solo se Berlinguer fosse rimasto vivo e avesse guidato i ravanelli ripercorrendo esattamente le stesse tappe seguite dagli adoratori di re giorgio, ma così non è.

A fare quel percorso è stato invece quel signorino che partendo dai guf, passando per la passione per i carri armati e cambiando improvvisamente idea sull'integrazione europea sta là sullo scranno più alto a farci la (sua distorta) morale! È infatti lui il 'pet communist' mentre a Enrico, così come ad Aldo Moro sono stati riservati dagli yankees trattamenti ben diversi.