venerdì 23 dicembre 2022

Più dad per tutti

Un anno fa, mentre veniva decretato il lockdown e la conseguente, improvvisa, trasformazione della

Scuola in un'esperienza solitaria, lontana, fredda, passiva e alienante, in casa Wef, con lodi sperticate,

si celebrava il cavallo di battaglia del Grande Reset, con la tecnica narrativa che abbiamo imparato a

conoscere: prendendo spunto da casi di applicazione "virtuosa" e da studi che dimostrano il contrario

di quel che quotidianamente vediamo accadere sotto i nostri occhi, la dad diventa uno sfavillante ed

efficacissimo metodo di trasmissione del sapere.

Anche su questo tema, la solita (finta) ingenua fede che la mirabolante innovazione faccia meglio lo

stesso servizio precedentemente trascurato è frutto di precisi calcoli e previsioni circa il futuro del

mondo del lavoro, perciò si nega l'evidenza che oltre a non risolvere i problemi 'vecchi' tali

trasformazioni ne creano di nuovi. 

A completare il quadretto le spallucce fatte per le evidenti conseguenze classiste di cui velatamente

si assegna la responsabilità agli Stati - quegli stessi ormai trasformati in gusci vuoti proprio dallo

strapotere di organizzazioni sovranazionali che impongono decisioni prese senza il benché minimo

dibattito e consenso informato e democratico.

La dottrina dello shock funziona se non viene dato tempo e modo per analizzare e comprendere quel

che è avvenuto, ci si consegna così mani e piedi alla transizione verso la 'nuova normalità', senza

guardare indietro e rendersi conto di cosa si perde. 

Non si disturba il manovratore: 'There Is No Alternative'.

Poco importa se si rischia di perdere la capacità di relazionarsi con i propri simili - che

altrimenti diverrebbero solo estranei di cui diffidare - di imparare da loro e con loro, anzitutto è

il reciproco rispetto su cui si basa il percorso di formazione dei futuri cittadini.

(commento apparso il 21 aprile 2021 sul blog di Frontiere)

***

La pandemia COVID-19 ha cambiato l'educazione per sempre. Ecco come


  • Il COVID-19 ha portato a chiudere le scuole in tutto il mondo. Globalmente, oltre 1,2 miliardi di bambini sono fuori dalla propria classe.
  • Di conseguenza, l'istruzione è cambiata drasticamente, con il netto aumento dell''e-learning', in cui l'insegnamento è intrapreso da remoto e su piattaforme digitali.
  • La ricerca suggerisce che l'apprendimento online ha dimostrato di aumentare la conservazione di informazioni e prende meno tempo, il che significa che i cambiamenti che il coronavirus ha causato potrebbero essere qui per restare.
Mentre i paesi hanno diversi livelli di tassi di infezione da COVID-19, a livello mondiale ci sono attualmente più di 1,2 miliardi di bambini, in 186 paesi, colpiti dalla chiusura delle scuole causata dalla pandemia. In Danimarca, i bambini fino all'età di 11 anni stanno tornando agli asili e alle scuole dopo la chiusura iniziale il 12 marzo, ma in Corea del Sud gli studenti stanno ancora rispondendo alle chiamate online degli insegnanti.
Con questo improvviso allontanamento dalla classe, in molte parti del mondo, alcuni si chiedono se l'adozione dell'insegnamento online continuerà dopo la pandemia, e come un tale cambiamento potrebbe avere un impatto sul mercato mondiale dell'istruzione. 
Anche prima del COVID-19, c'era già un'elevata crescita nell'adozione di tecnologia per l'istruzione, con investimenti 'edtech' che hanno raggiunto, su scala globale, i 18,66 miliardi di dollari nel 2019 e si stima che complessivamente il mercato per l'istruzione online dovrebbe raggiungere i 350 miliardi di dollari entro il 2025. Che si tratti di applicazioni linguistiche, tutoring virtuale, strumenti di videoconferenza o software di apprendimento online, c'è stato un aumento significativo nell'utilizzo, dalla comparsa del COVID-19.

Come risponde il settore dell'istruzione al COVID-19? 
In risposta a una domanda significativa, molte piattaforme di apprendimento online offrono libero accesso ai loro servizi, tra cui piattaforme come 'BYJU', una tecnologia educativa creata da una società di tutoring online fondata nel 2011 a Bangalore che è ora la società edtech più quotata al mondo. Dall'annuncio di classi live gratuite sulla sua applicazione 'Think and Learn', 'BYJU' ha visto un aumento del 200% nel numero di nuovi studenti che utilizzano il suo prodotto, secondo Mrinal Mohit, coo della società.
Le aule 'Tencent', nel frattempo, sono state ampiamente utilizzate dalla metà di febbraio, dopo che il governo cinese ha imposto, a un quarto di miliardo di studenti a tempo pieno, di riprendere i loro studi attraverso piattaforme online. Ciò ha portato al più grande "esodo online" nella storia dell'istruzione gti circa 730.000 
studenti che frequentano le lezioni della Scuola online 'K-12' di 'Tencent' a Wuhan.
Altre aziende stanno rafforzando la capacità di fornire un applicativo unico per insegnanti e studenti. Ad esempio, 'Lark', una suite di collaborazione, inizialmente sviluppata a Singapore da 'Bytedance' come strumento interno per soddisfare la propria crescita esponenziale, ha iniziato ad offrire agli insegnanti e agli studenti un tempo di videoconferenza illimitato, alcune funzionalità di traduzione automatica, di co-editing in tempo reale di progetto e di pianificazione smart del calendario, tra l'altro. Per farlo in modo rapido e in un periodo di crisi, 'Lark' ha incrementato la propria infrastruttura di server globale e le sue capacità ingegneristiche, per garantire una connettività affidabile.
Anche la soluzione di 'Alibaba' per l'apprendimento a distanza, 'Dingtalk', ha dovuto prepararsi per un simile afflusso: "per supportare il lavoro da remoto su larga scala, la piattaforma ha sfruttato 'Alibaba Cloud' per distribuire più di 100.000 nuovi server cloud in sole due ore il mese scorso - impostando un nuovo record per una rapida espansione della capacità -" secondo il ceo di 'Dingtalk', Chen Hang.
Alcuni distretti scolastici stanno collaborando con reti e canali tv, come nella partnership tra il distretto scolastico unificato di Los Angeles e 'PBS SoCal/KCET' per offrire trasmissioni educative locali, pensate per le diverse fasce di età e con una gamma di opzioni digitali. Anche grandi media, come la BBC, stanno contribuendo all'apprendimento virtuale: 'Bitesize Daily', lanciato il 20 aprile, sta offrendo 14 settimane di insegnamenti curriculari per bambini in tutto il Regno Unito e ha chiamato a insegnare alcuni dei contenuti celebrità come Sergio Aguero, giocatore del Manchester City.

Cosa significa questo per il futuro dell'apprendimento? 
Mentre alcuni ritengono che il passaggio improvviso all'apprendimento online - senza formazione, larghezza di banda insufficiente e scarsa preparazione - si tradurrà in un'esperienza che impoverisce gli utenti e non produrrà una crescita sostenuta, altri credono che emergerà un nuovo modello ibrido di istruzione, con benefici significativi. "Credo che l'integrazione dell'informatica nell'istruzione sarà ulteriormente accelerata e che l'istruzione online diventerà alla fine una componente integrante dell'istruzione scolastica", afferma Wang Tao, vicepresidente di 'Tencent Cloud' e di 'Tencent Education'. 
Ci sono già state transizioni di successo tra molte università. Ad esempio, l'Università di Zhejiang è riuscita a tenere più di 5.000 corsi online solo due settimane dopo la transizione utilizzando 'Dingtalk ZJU'. L'Imperial College di Londra ha iniziato a offrire un corso sulla scienza del coronavirus, che è la classe con più iscritti lanciata su 'Coursera' nel 2020. 
Molti stanno già sponsorizzandone i benefici: il dottor Amjad, docente all'Università della Giordania, che ha usato 'Lark' per insegnare ai suoi studentidice: "Ha cambiato il mio modo di insegnare, mi permette di raggiungere i miei studenti in modo più efficiente ed efficace attraverso gruppi di chat, videoconferenze, votazioni e condivisione di documenti, specialmente durante questa pandemia. I miei studenti trovano anche più facile comunicare su 'Lark'. Userò 'Lark' anche dopo il coronavirus, credo che l'apprendimento tradizionale 'offline' e l'e-learning possano procedere di pari passo."

Le sfide dell'apprendimento online 
Ci sono, tuttavia, sfide da vincere. Alcuni studenti sono senza una tecnologia e/o una connessione a internet affidabile, e faticano a partecipare all'apprendimento digitale; questo divario è visibile in tutti i paesi e tra le diverse fasce di reddito all'interno dei paesi. Ad esempio, mentre il 95% degli studenti in Svizzera, Norvegia e Austria hanno un computer da utilizzare per i loro compiti scolastici, secondo i dati dell'OCSE, in Indonesia solo il 34% ne ha uno
Negli Stati Uniti, c'è un divario significativo tra coloro che provengono da ambienti privilegiati e chi proviene da ambienti svantaggiati: mentre quasi tutti i quindicenni provenienti da un contesto privilegiato hanno dichiarato di avere un computer su cui lavorare, quasi il 25% di coloro che provengono da ambienti svantaggiati ne è privo. Mentre alcune scuole e governi hanno fornito attrezzature digitali agli studenti bisognosi, come nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, molti sono ancora convinti che la pandemia allargherà il divario digitale. 

L'apprendimento online è efficace? 
Per coloro che hanno accesso alla tecnologia giusta, ci sono evidenze che imparare online possa essere più efficace in molti modi. Alcune ricerche mostrano che, in media, gli studenti conservano il 25-60% del materiale in più quando imparano online rispetto al solo l'8-10% in aula. Ciò è dovuto principalmente al fatto che gli studenti sono in grado di imparare più velocemente online: l'e-learning richiede il 40-60% di tempo in meno per imparare, rispetto a una lezione tradizionale, perché gli studenti possono imparare al loro ritmo, tornare indietro e ri-leggere, saltando o accelerando attraverso i concetti che scelgono. 
Tuttavia, l'efficacia dell'apprendimento online varia a seconda delle fasce di età. L'opinione generale sui bambini, soprattutto quelli più giovani, è che necessitino di un ambiente strutturato, perché i bambini si distraggono più facilmente. Per beneficiare in pieno dell'apprendimento online, è necessario uno sforzo concertato per fornire loro queste strutture, andando oltre la replicazione di una lezione fisica attraverso funzionalità video, utilizzando invece una serie di strumenti di collaborazione e metodi di coinvolgimento che promuovino "inclusione, personalizzazione e intelligenza", secondo Dowson Tong, vicepresidente senior esecutivo di 'Tencent' e presidente del suo gruppo 'cloud and smart industries'.
Dal momento che gli studi hanno dimostrato che i bambini utilizzano ampiamente i loro sensi per imparare, 
è fondamentale rendere l'apprendimento divertente ed efficace attraverso l'uso della tecnologia, secondo Mrinal Mohit, che afferma: "Nel corso di un periodo, abbiamo osservato che l'integrazione intelligente dei giochi ha prodotto un maggiore impegno e una maggiore motivazione verso l'apprendimento, soprattutto tra gli studenti più giovani, facendoli veramente innamorare dell'apprendimento". 

Cambiare la scuola è imperativo  
È chiaro che questa pandemia ha completamente sconvolto un sistema di istruzione che molti sostengono stesse già perdendo la sua importanza. Nel suo libro, '21 Lezioni per il 21esimo Secolo', lo studioso Yuval Noah Harari descrive come le scuole continuino a concentrarsi sulle abilità accademiche tradizionali e sull'apprendimento a memoria, e non su abilità come il pensiero critico e l'adattabilità, che
 in futuro saranno più importanti per il successo. Il passaggio all'apprendimento online potrebbe essere il catalizzatore per creare un nuovo metodo più efficace? Mentre alcuni si preoccupano che la natura frettolosa della transizione online possa aver ostacolato questo obiettivo, altri pianificano di rendere l'e-learning parte della loro 'nuova normalità' dopo averne sperimentato i benefici in prima persona. 

Il COVID-19 ha evidenziato l'importanza di diffondere la conoscenza 
I principali eventi mondiali sono spesso un punto di svolta per rapide innovazioni - un chiaro esempio è l'aumento dell'e-commerce post-SARS - anche se dobbiamo ancora vedere se questo si applicherà all'e-learning post-COVID-19, questo è uno dei pochi settori in cui gli investimenti non si sono esauriti. Quel che è chiaro da questa pandemia è l'importanza di diffondere la conoscenza attraverso le frontiere, le aziende e ogni parte della società. Se le tecnologie di apprendimento online possano svolgere un ruolo in questo senso, spetta a tutti noi esplorare il suo pieno potenziale.

sabato 19 novembre 2022

Accade in Italia: l'alba dello smart virus

Pensiamo alla vita prima di febbraio: sono passati solo pochi mesi ma per tutto ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo sembra passato un secolo.
Non ricordiamo un altro cambiamento così rapido e così assoluto dell’esperienza umana.

Nel 1986 ci fu il disastro di Chernobyl. Ricordiamo il panico iniziale, le notizie allarmanti, i divieti e le raccomandazioni.
"Non bere il latte. Attenzione alla verdura. Possiamo uscire liberamente da casa? Sarà sicuro?”
Domande cui ciascuno fu allora sostanzialmente libero di rispondere da par suo, come detto con indicazioni e raccomandazioni, ma senza obblighi, controlli e vincoli provenienti dalle istituzioni pubbliche, e dopo poco tempo il corso della vita riprese più o meno uguale a prima.
Socialmente ci dimenticammo del disastro e delle sue conseguenze a lungo termine.

I medici potrebbero parlarci ad esempio dell’aumento delle disfunzioni o delle patologie tumorali registrate negli anni successivi, ma ci interessa portare alla luce una consapevolezza nascosta dentro noi tutti: a quel disastro, classificato come catastrofico al livello 7 (il livello massimo), tacitamente seguì un processo di rimozione collettiva del pericolo corso. 
L’incidente di Chernobyl è quindi un esempio ‘positivo’ di paura globale passata senza lasciare traumi psicologici di massa, l’unica traccia rimasta nel nostro paese fu la forte polarizzazione nel dibattito politico sul pericolo nucleare che si concretizzò con il referendum per l’abolizione delle centrali nucleari.
Forse quel referendum ci liberò dalle ansie e dalle preoccupazioni, quasi come fosse un momento catartico.
Forse il pericolo era minore di quello che stiamo correndo oggi o forse la società dell’epoca aveva gli anticorpi contro la paura, anticorpi soprattutto sociali non avendo allora ancora catturato polverizzato i corpi intermedi.

Torniamo al presente.
All’improvviso arriva un nuovo nemico, dapprima sottovalutato che presto però, diamo per buona la versione ufficiale, inizia a mostrare tutto il suo potenziale destabilizzante anche a causa della scelta comunicativa adottata aprendo crepe profonde, generando ansie e paure collettive e nella psiche di ogni individuo.
“La sanità entra nel caos”, assistiamo ad un vero e proprio genocidio della popolazione anziana, il governo risponde con misure eccezionali: al fine dichiarato di tutelare la salute collettiva vengono fortemente limitate le libertà personali.

Lo stato può guidare l’individuo nelle sue libertà tramite due modelli.
Secondo il primo punto di vista, che potremmo definire Paternalismo Forte, è irrilevante il modo in cui l’individuo giunge alle sue scelte. L’idea di base è che esistano scelte giuste e scelte sbagliate. Gli individui devono tenere determinati comportamenti perché sono quelli corretti, quelli utili alla causa. L’individuo è libero di scegliere: seguire le imposizioni con le buone o con le cattive.

Nel modello alternativo invece, detto Paternalismo Debole, le persone sono incoraggiate ad effettuare determinate scelte e devono essere disincentivate a mettere in atto comportamenti ritenuti scorretti o pericolosi. Questo approccio tiene conto del modo in cui le persone arrivano a farsi le proprie convinzioni.
“Nelle istituzioni del primo tipo si punta sulla coercizione, in quelle del secondo tipo sulla persuasione.
Il confine tra persuasione, manipolazione e coercizione è sempre molto labile.”

Sono due impostazioni nettamente differenti, ma da Chernobyl ad oggi siamo passati dalla prima alla seconda senza quasi rendercene conto: per descrivere questi mesi non si può tralasciare come la relazione stato cittadino sia stata basata principalmente su instabilità e terrore diffusi a piene mani dal coro mediatico, di fatto instaurando un rapporto tra stato e cittadinanza diverso da quello legittimo costituzionale.
Mentre qualcuno dà per inevitabile una dittatura in autunno.

Situazione più volte sperimentata dal genere umano, ma la novità di quest’epoca è una capacità alienante dei mezzi tecnologici mai vista prima nonché la loro diffusione capillare per cui non esistono luoghi estranei a tali pressioni - pensiamo alla quarantena - ma, nella migliore delle ipotesi, solo luoghi in cui il controllo è più lasco o quasi assente.

La narrazione del virus ci è sembrata un continuo gioco del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”.
Sempre più complesso è capire chi giochi nella squadra dei buoni e chi nella squadra dei cattivi.
Giorni fa parlando con uno psichiatra delle immagini di Bergamo sparate da tutti i tg, la sfilata delle camionette dell’esercito per il trasporto delle salme, ci chiedevamo: qual è il senso di tale oscenità?
Quelle immagini sono il punto più basso del racconto corale del virus, umanamente.
Mostrare quelle immagini significa non avere alcun rispetto dell’umano.
Sono immagini più atroci delle foto diffuse dagli infermieri nelle Terapie Intensive - che potevano essere il frutto della disperazione personale - i video di quei carri sono qualcosa che ricorda molto i messaggi veicolati in altri tempi dall’Istituto Luce.
Mostrare tali immagini era necessario per impaurire le persone e far tenere loro comportamenti appropriati.
È stato un gesto manipolatorio.

Lo scopo era colpire l’opinione pubblica e lasciarvi una traccia profonda, anche a costo di calpestare qualsiasi principio etico e morale.
Nelle prime settimane le tv sono entrare nelle nostre case per terrorizzarci. Stavamo assistendo alla fine del mondo direttamente dalla poltrone di casa nostra. Rinchiusi tra quattro mura mentre ci stavamo estinguendo come i dinosauri.

Poi la narrazione è cambiata.
La narrazione ci ha mostrato lo stato fare il possibile per salvarci: ci ha messo ai domiciliari, o meglio, ha arbitrariamente (ad esempio si tennero aperte le officine e carrozzerie ma non altre attività ad esse necessarie) diviso la forza lavoro in tre gruppi, chi non poteva uscire di casa ma doveva continuare a lavorare (‘smart working’), gli altri che non potendo uscire non potevano nemmeno lavorare (dunque privati dei mezzi di sostentamento) e infine i lavoratori essenziali obbligati a superare la cortina di terrore per causa di forza maggiore.
Ciascuno è stato sottoposto a uno stress intenso impedendo il lavoro di alcuni, sovraccaricando quello degli altri con ritmi e ansie considerevolmente maggiori in un brevissimo arco di tempo.

Senza alcun dibattito, senza passaggi parlamentari - creando un precedente inquietante - si è originato un effetto valanga: costringere milioni di lavoratori a casa ha desertificato l’indotto distruggendo i lavori collaterali (mense, bar, ristoranti, luoghi di socializzazione) generando nuovo impoverimento tra i nuovi cassintegrati e disoccupati, che si aggiungono agli altri.
Si prospetta ora una crisi senza precedenti, con il solito vincolo esterno economico agisce in una sorta di combinato disposto con il nuovo vincolo esterno sanitario, verso la distruzione delle fondamenta sociali del nostro Paese.

Piano piano, prima per i soli ‘lavoratori essenziali’, poi per tutti gli altri, con le prime riaperture tornava il diritto di libera circolazione. Il pericolo c’era ancora, c’erano ancora le comunicazioni e i grafici terroristici, ma ora dipendeva da noi, dai nostri comportamenti.
Sembravano dire: “adesso se vi ammalate è colpa vostra. Siete voi che non mettete la mascherina, siete voi che non mantenete la distanza dalla vostra compagna, dai vostri parenti e amici, siete voi che non vi lavate le mani...
Se ti ammali sei colpevole, se ti ammali sei un pericolo per la società, se ti ammali devi essere isolato.
Non vuoi correre questo rischio?
Le autorità ti offrono la soluzione: ísolati prima di essere isolato.

Ora il messaggio è che dobbiamo diventare come gli stati del sud-est asiatico, nuova variante del facciamocome che si aggiunge alla precedente, perché dobbiamo essere contemporaneamente anche L€uropei.
Vincoli esterni da ogni dove che ci vogliono schiavi.

Insistere sostenendo obbligatorietà delle mascherine, ad esempio, non è per una misura di prevenzione sanitaria, ha soprattutto un impatto sociale ben determinato: esprime al mondo l’ubbidienza del singolo a quelle prescrizioni autoritarie e insensate - se non fossero insensate non sarebbe necessario imporle per ottenerne l’esecuzione! - diventa uno status symbol, ma lo status che simboleggia è quello dello schiavo.

Tutti tranne qualcuno, ça va sans dire, esonerati dall'uso di certi dispositivi, almeno per partecipare a vernissage, a gite in yacht o anche solo al compleanno del nonno

Il cosiddetto Smart Working (che contestammo in tempi non sospetti, quando tutti erano contenti di poter lavorare in piscina) altro non è che un modo per isolare il lavoratore, mescola e unisce in modo inedito casa e luogo di lavoro: non v’è via di scampo dallo sfruttamento, non c’è privacy, né rifugio per il riposo o lo svago
Ma insistono che lavorare da casa evita gli assembramenti, è dunque componente necessaria alla narrazione.
Evita anche le discussioni ed evita possibili rivendicazioni collettive, avendone cancellato e negato il luogo fisico.

Per la prima volta nella storia umana la maggior parte della popolazione è stata obbligata a chiudersi in casa. In occasione dei cambiamenti epocali nelle condizioni di lavoro, il capitale ha imposto ritmi e modi di lavorazione alienanti, ma lo smart working rompe l’ultima e più intima diga a difesa del lavoratore, dell’essere umano: la distinzione tra tempo di lavoro e il resto.

Quest’intrusione, che calpesta la privacy di ciascuno, non sarebbe stata possibile senza gli strumenti digitali - invasivi per definizione, fin dal loro primo nome: palmari - veri e propri arieti per penetrare il nostro immaginario: inebriati del medium digitale e assillati dal tempo reale non siamo in grado di valutare le conseguenze del loro abuso. Intanto si affiancano e hanno la pretesa di sostituire - migliorandole - parti e funzioni dell’essere umano.
Lo smartphone, che promette libertà ma porta a comunicare in modo compulsivo, ha generato alienazione ‘portatile’ e personalizzata prima impensabile, finora principalmente a scopo di (finta) evasione, almeno dichiaratamente e come servizio venduto, mentre incidentalmente sterilizza, accantona l'intensità dalle relazioni umane e inaugura invece un regime di contabilità - la quantità di messaggi, like, condivisioni - per sentimenti, emozioni, opinioni, il tutto ovviamente in uno spazio privato e proprietario, oltre che virtuale.
La più profonda e nascosta crisi di questo tempo.

Questa illusione e i suoi corollari sono ovviamente molto utili anche come strumento di controllo globale: con lo smart working basterà un click per adottare strumenti di contenzione, costrizione, sorveglianza sul ‘lavoro’ - ma si dovrà cambiargli nome, non sarà più la relazione su cui si fondano Costituzione e Repubblica Italiana - e verifica dei ‘risultati’.
Rimarrà solo alienazione.

D’altra parte abbiamo accettato la presenza di telecamere in ogni dove. In ogni strada, all’interno di ogni luogo.
Mancano nei bagni...una sorta di perversione collettiva e nelle aule scolastiche - ma le stanno installando nelle aule universitarie... -.

Chi oggi lavora da casa dovrebbe essere consapevole che da subito costituirà l’esercito industriale di riserva, utile per disciplinare o direttamente sostituire i lavoratori che continuano a recarsi sul posto di lavoro e che dovranno accettare condizioni di lavoro al di sotto di qualsiasi minima soglia di sicurezza.
Amici che lavorate da casa, tra un paio di mesi il vostro problema non saranno più i buoni pasto che non vi vengono erogati...

La distanza che prima si misurava in centimetri o in ore oggi si misura in giga. 
In pochi anni siamo passati dall’Open Space allo Smart Working, slogan opposti raccontati dagli stessi narratori.

I futuri lavoratori dobbiamo però prepararli, ecco quindi la scuola dei banchi singoli, che da luogo di formazione di primaria importanza, viene completamente snaturata e trasformata in un’agenzia a metà tra un supermercato e un autoscontro.

L’allievo, finalmente isolato neutralizzando ogni possibile contatto sociale, sarà ora pronto a recepire le informazioni trasmesse da un docente a cui è stata tolta anche la cattedra, chissà un docente smaterializzato, che parla da uno schermo, perché no?
“È il progresso!”
L’istituzione scolastica da scuola di democrazia diventerà un incubatore di idiocrazia.

Dopo aver ucciso la figura del genitore hanno ammazzato anche quella del docente. L’unica autorità deve essere quella imposta dal potere centralizzato, assoluto. Che decida anche dove tu puoi indirizzare lo sguardo o no.


Solo all’interno del recinto di una idiocrazia si può pensare che ragazzi e ragazze possano stare divisi senza sperimentare la naturale attrazione tipica dell’età.
A cosa servono i banchi singoli se poi i ragazzi stanno insieme nei momenti precedenti e successivi alle lezioni?
Il tentativo, pur implicito, di spegnere e negare le normali relazioni sociali, che gli esseri umani di ogni età sono naturalmente portati a sviluppare, è espressione di un autoritarismo - finora immaginato solo nei romanzi distopici - che progetta oggi le generazioni obbedienti di domani.
Una visione dei bambini come ‘prelavoratori’ da irreggimentare.

Chiunque abbia in mente il fenomeno degli Hikikomori può capire quale sia il reale scopo dei banchi singoli. Gli stolti invece guarderanno al dito della sicurezza dei ragazzi e dei docenti, mentre la luna è l’uso della scuola come un lago per la pesca sportiva popolato da trote tutte uguali che si credono libere ma lo stagno è chiuso e la loro crescita preordinata, diretta verso un fine stabilito.

Il risultato sarà di far crescere una generazione di sociopatici a cui dovremo affidare la gestione della cosa pubblica e le nostre vite quando diventeremo anziani.
Ci attende una lenta eutanasia sociale e una rapida eutanasia personale.

L’idiocrazia realizzerà i piani di chi vuole trasformare la società in un ammasso di monadi non più definibili come esseri umani.


F.B. e G.A.

(articolo apparso il 29 luglio 2020 sul blog di Frontiere)